L’Agenzia internazionale per l’Energia atomica (Aiea) ha promosso gli sforzi di trasparenza delle autorità iraniane. Per la prima volta dal 2005 gli ispettori hanno avuto accesso al sito, di cui fin qui si avevano solo foto satellitari, dove proseguono le ricerche del programma nucleare militare della Repubblica islamica. Proprio l’accesso al sito di Parchin è stato tra i punti più controversi, negoziati a Vienna prima della sigla dell’accordo sul nucleare iraniano del 14 luglio scorso. Il direttore generale dell’Aiea, Yukiya Amano, e il Capo dipartimento, Tero Varjoranta, che hanno potuto visitare il sito la scorsa domenica, hanno avuto accesso a campioni ambientali.

Amano ha parlato di risultati incoraggianti che rispettano i parametri di arricchimento stabiliti a Vienna, sebbene abbia sottolineato che ancora molto lavoro deve essere svolto. Già nella primavera del 2014, l’Aiea aveva sottoscritto il rispetto dei parametri da parte delle autorità iraniane, ma non era stato sufficiente per cancellare le misure internazionali che affamano la popolazione locale. Il sito di Parchin, dedicato allo sviluppo e produzione di munizioni, missili ed esplosivi, resta tra i più impenetrabili della Repubblica islamica. Nel 2004 i report dell’Aiea rivelarono indicatori di progetti di ricerca, volti allo sviluppo di armi atomiche, sempre negati da Tehran che ha in ogni caso difeso la natura esclusivamente pacifica del suo programma nucleare. Amano ha però rivelato che sono in corso nel sito lavori recenti di ristrutturazione. «L’Agenzia può testimoniare dell’integrità e autenticità dei campioni prelevati», ha insistito Amano.

I negoziatori iraniani hanno assicurato di aver fornito piena cooperazione e che le ispezioni proseguiranno fino al 23 ottobre. Sulle future missioni al sito di Parchin sono stati presi accordi informali a Vienna tra negoziatori iraniani, mai messi nero su bianco nell’ambito dell’intesa quadro, ma dal report dell’Aiea dipenderà la valutazione definitiva sul rispetto dei parametri stabiliti dai negoziatori.

Ma le buone notizie per Tehran non finiscono qui. Giovedì scade il periodo di sessanta giorni a disposizione del Congresso Usa per votare il Piano d’azione, approvato a Vienna. Poiché sono oltre 42 i senatori democratici ad aver assicurato il loro sostegno all’intesa voluta da Obama e Kerry non sarà forse necessario arrivare a una votazione formale in aula. La dura opposizione delle lobby israeliane e dei repubblicani aveva complicato non poco l’iter di approvazione tanto che Obama si era detto pronto a porre il suo veto.

Il capo dell’Agenzia atomica iraniana, Ali Akbar Salehi ha rivelato la scoperta di nuove miniere di uranio in Iran. Salehi ha aggiunto che anche queste miniere, ad alto potenziale, saranno monitorate in base all’accordo di Vienna. Ad avvantaggiarsi delle nuove aperture di Tehran, sono soprattutto imprenditori francesi. Numerose delegazioni di manager e ministri continuano a recarsi a Tehran, mentre la catena alberghiera Ibis ha annunciato l’apertura di due hotel, dopo anni di pareri negativi da parte delle autorità di Tehran.

In Iran fervono poi i preparativi per eleggere il nuovo presidente dell’Assemblea degli Esperti, il Consiglio che ha il potere di bloccare le decisioni del Parlamento. Certa la candidatura del figlio di Khomeini, Ahmad, si è invece defilato l’altro favorito, il fratello minore della Guida suprema, Ali Khamenei, Seyed Hadi. Ma si registrano anche nuove restrizioni dei diritti. La calciatrice Niloufar Ardalan non potrà partecipare a un torneo perché suo marito non le ha concesso il permesso di lasciare il paese.