Nel foro ovale del cartello a forma di passaporto il sorriso di Fatima e la sua coiffure di treccine sono troppo belli per i ritratti segnaletici da esibire alla dogana. Comunque Fatima Edith Maiga, 25 anni e tra breve due lauree prese in Italia, quel quadernetto marrone con su scritto Repubblica italiana e la sua foto, ancora non ce l’ha.

È lei, uno dei volti della campagna «L’Italia sono anch’io» che ormai cinque anni orsono ha presentato una proposta riforma della cittadinanza con 110 mila firme. Il testo della legge per dare cittadinanza a circa un milione di ragazzi e ragazze come Fatima introducendo finalmente lo ius soli nell’ordinamento italiano, risultato di una mediazione tra Pd e Ncd, dopo essere stato approvato alla Camera, è ora in una strana posizione: la relatrice al Senato Doris Lo Moro sostiene che entro la fine del mese dovrebbe essere approvata ma la Lega Nord ha presentato 7 mila emendamenti e minaccia, come minimo, di farla finire, per una sgrossatura, in commissione Affari costituzionali.

Commissione che, per altro, ha un presidente mancante, tanto per allungare ancor più l’iter e farlo saltare in caso di accorciamento della legislatura a giugno. A un passo dall’approvazione definitiva la legge potrebbe dunque tornare alla casella iniziale.

Per evitarlo, ieri – e sarà così ogni martedì pomeriggio fino all’approvazione definitiva – Fatima e i ragazzi della loro nuova campagna «Italiani senza cittadinanza», più le 22 associazioni di «Italia sono anch’io» (tra cui Arci, Acli, Legambiente, Lunaria) si danno appuntamento a Roma, in piazza del Pantheon, per un sit-in con i cartelli fatti a forma di passaporto.

Ieri, alla prima, ha voluto partecipare anche il ministro delle Infrastrutture Graziano Del Rio, che di «Italia sono anch’io» era il portavoce nazionale ai tempi in cui era ancora sindaco di Reggio Emilia. A Fatima, che pure è reggiana, Del Rio promette il suo appoggio «ma – dice – il governo non si può sostituire al Parlamento e ci sono resistenze, anche dentro il Pd», nonostante tre italiani su quattro trovino la legge necessaria.

«La riforma della cittadinanza è stata acquisita come una priorità nel programma di Bersani e di Renzi – dice Antonio Russo delle Acli – ma poi prima il referendum, ora il voto, c’è sempre un motivo per farla slittare. Ora si rischia di perdere un’occasione storica».