«Chi ha più forza quello spara; dove ci vuole la politica c’è mio fratello Nicola, dove ci vogliono i soldi ci sto io e dove ci vuole la forza c’è pure la forza». A parlare è Giovanni Cosentino, fratello di Nicola, secondo l’imprenditore Luigi Gallo costretto a desistere dall’aprire un distributore di carburante a Villa di Briano (provincia di Caserta). È lui uno dei cardini dell’inchiesta della procura napoletana che ieri ha riportato in carcere l’ex sottosegretario berlusconiano all’economia.

A pochi giorni dalla presentazione della sua nuova creatura politica, Forza Campania, Nick ‘o mericano è nuovamente nei guai, questa volta arrestato insieme ai fratelli Giovanni e Antonio e a Pasquale e Antonio Zagaria congiunti di uno dei pezzi da 90 dei Casalesi (13 le misure cautelari in tutto). I reati sono di estorsione, concorrenza sleale con metodo mafioso per la gestione dei carburanti in provincia di Caserta, aggravati dall’articolo 7 per aver favorito i Casalesi.

Secondo le accuse l’organizzazione criminale era riuscita a formare una sorta di cartello nel settore dei distributori di benzina che interessava le società dei fratelli Cosentino – Aversana Petroli, Aversana Gas e Ip Service. Avvalendosi di funzionari pubblici, amici conniventi della regione, funzionari della Kuwait Petroleum (che smentiscono ogni coinvolgimento) era riuscita a ottenere permessi o a bloccare la costruzione di impianti di aziende concorrenti prima dell’arrivo delle liberalizzazioni. Ai riottosi pare venisse chiesto anche il pizzo, tra minacce e intimidazioni, da parte del clan che in cambio otteneva quote societarie e riciclaggio dei soldi sporchi.

L’ex braccio destro di Silvio Berlusconi in Campania, è reduce già da un lungo periodo di detenzione. Il 15 marzo del 2013 si era presentato volontariamente, dopo aver perso l’immunità parlamentare, entrando in carcere a Secondigliano. Scelse di costituirsi e giurò sulla sua estraneità a uno dei clan più spietati del paese, quello dei Casalesi. Vale la pena ricordare che su di lui pendono due ordinanze di custodia cautelare per concorso esterno in associazione camorristica, riciclaggio e corruzione aggravata dalla sua posizione. Sono ancora in corso i processi su Eco4 per la gestione dei rifiuti (per cui è stato ammazzato Michele Orsi) e l’inchiesta «Il principe e la ballerina» per l’apertura di un centro commerciale. Cosentino solo l’8 novembre scorso era tornato in libertà.

Il fatto che tentasse di risalire la china presentando un nuovo movimento, come sottocorrente di Forza Italia, per qualcuno era la prova che Nick ‘o ‘mericano fosse di nuovo in forma, pronto a racimolare voti nelle terre di casale e ad essere ricandidato. Quei numeri, che in molti dicono non avesse mai perso, visto che nel 2008 aveva fatto eleggere 38 deputati e 14 senatori. Poi era stato esiliato, ma non si era arreso. Solo domenica scorsa in un hotel del centro di Napoli erano tantissimi ad abbracciarlo e a stringergli le mani. Il simbolo, molto simile a quello di Fi, faceva ben capire che la battaglia sarebbe stata condotta sul campo ed era un avvertimento al governatore Stefano Caldoro. La scalata sarebbe ricominciata da lì, dalla Terra di Lavoro, dalla Regione Campania. Forse alla maniera di Nick, con quel consenso clientelare mafioso mai perduto. E anche se da Forza Campania esprimono solidarietà la corsa pare finire qui. Non era scontato.

Oggi, infatti, secondo le indagini dei pm Antonello Ardituro, Fabrizio Vanorio e Francesco Curcio, avviate nel 2011, si scopre che l’ex coordinatore regionale del Pdl quel suo potere nei paesi dell’aversano non l’aveva mai perso, anzi anche ai domiciliari, avrebbe continuato a gestire gli affari di famiglia: «Alcuni recenti tabulati telefonici – scrivono gli inquirenti – danno atto dei frequenti contatti di Cosentino con importanti esponenti della politica e delle istituzioni locali e nazionali, comprovandosi in tal modo il persistente svolgimento, da parte dello stesso, di attività politica». Si tratta, secondo l’ordinanza, di ben 6147 telefonate e 4656 sms.

Non solo. La storia della gestione illegale dell’oro nero in provincia di Caserta, la dice lunga sulle capacità criminose dell’organizzazione camorristica e le connivenze politiche. Tra le fila degli amici, sempre secondo le indagini, ci sarebbe infatti anche l’ex prefetto di Caserta, ed ex deputata Pdl, Maria Elena Stasi che convocò nella prefettura l’ex sindaco di Villa di Briano, Raffaele Zippo, chiedendogli esplicitamente di revocare il tecnico comunale che aveva concesso l’autorizzazione alla pompa di servizio di Luigi Gallo. Secondo quanto scrive il procuratore aggiunto Borrelli, il tecnico Nicola Magliulo era colpevole anche di «aver resistito alle incessanti pressioni esercitate dai Cosentino e da Luigi Letizia». L’ex parlamentare di Fi l’avrebbe quindi minacciato con «azioni ritorsive» della prefettura di Caserta contro l’amministrazione comunale di Villa di Briano.

La procura definisce il comportamento dei fratelli Cosentino spregiudicato «nella gestione del loro potere economico e l’asservimento a tale scopo, del concorrente potere politico accumulato da Nicola Cosentino e del rapporto di scambievole interesse con esponenti del clan dei Casalesi». Su Antonio e Giovanni, già detenuti per altri reati, vengono contestate anche due ipotesi estorsive. La prima relativa a una tangente di 10 milioni di euro che permettesse a Luigi Gallo la realizzazione di un sito di carburanti da gestire coattivamente insieme agli Zagaria. L’altra riguarda il tentativo di costringere con metodi mafiosi Gallo a non sciogliere una seconda società proprio per i contrasti sorti con gli Zagaria.