I giudici egiziani si rifanno il trucco. Arrivano i primi segnali distensivi per gli attivisti laici. Lo scopo è di assopire le polemiche dopo la messa al bando della Fratellanza e del movimento 6 aprile, e per le oltre 700 condanne a morte di Fratelli musulmani, insieme a centinaia di sentenze contro gli islamisti (l’ultima ha condannato 102 sostenitori del movimento a dieci anni di carcere per le proteste del luglio scorso).

La Corte del Cairo ha condannato un giovane di venti anni a un anno di prigione, sentenza commutata in un’ammenda di 10mila ghinee (1030 euro) per il reato di «molestie sessuali». L’uomo aveva criticato l’abbigliamento di una donna egiziana che lo ha denunciato. «È la prima volta che in Egitto si registra una condanna del genere, questo è avvenuto grazie alla revisione della legge che inasprisce le pene per i responsabili di molestie», ci spiega Soraya Bahgat, cofondatrice del gruppo Tahrir Bodyguard, responsabile della messa in sicurezza delle donne in piazza Tahrir.

Nelle manifestazioni dello scorso anno, decine di donne avevano denunciato molestie o violenze sessuali. I responsabili degli attacchi sono mercenari, uomini del vecchio regime, soldati e islamisti: un tentativo generalizzato di dissuadere la partecipazione politica delle donne. La condanna arriva dopo le concessioni ai diritti delle donne, alquanto generiche, presenti nella Costituzione voluta dai militari e approvata, con scarsa partecipazione popolare, nel referendum del 14 gennaio scorso. Che l’esercito punti sulla mobilitazione dei laici in vista delle presidenziali del 26 maggio, usando il tema degli abusi sulle donne, lo dimostra un secondo caso inedito: un medico è stato denunciato per aver causato la morte di una giovane di 14 anni, Soheir Bataa, in un villaggio del Delta del Nilo, Agha, in seguito ad un’operazione di circoncisione genitale femminile. La pratica, sebbene stigmatizzata dalle autorità, è ampiamente praticata nelle province egiziane.

Se la campagna elettorale si fa a suon di sentenze, la strada per la vittoria dell’ex generale Abdel Fattah Sisi è spianata. Secondo alcuni sondaggi, pubblicati dalla stampa locale, Sisi avrebbe oltre il 70% delle preferenze, mentre al suo rivale, il nasserista Hamdin Sabbahi, andrebbe appena il 2%. Sisi tuttavia è apparso vago e autoritario nella prima intervista rilasciata alle emittenti private Ontv e Cbc. L’ex capo delle forze armate ha assicurato che, se verrà eletto, la Fratellanza «non esisterà più».

Sisi ha rivelato poi di essere scampato a due attentati. L’ex ministro della Difesa ha sottolineato di non aver ceduto alle pressioni dell’allora ambasciatore di Washington al Cairo, Anne Patterson, di procrastinare la deposizione dell’ex presidente Morsi.

Sisi ha promesso di mettere mano ad un «piano per la casa» per la costruzione di un milione di nuove abitazioni popolari e infrastrutture per un totale di 40 miliardi di dollari. Gli investimenti dovrebbero arrivare dall’azienda di Dubai Arabtec. Dal Golfo e dall’Arabia saudita sono arrivati aiuti immediati all’esercito, dopo il congelamento dei prestiti, disposto dal Fondo monetario internazionale, e il preliminare ridimensionamento degli aiuti militari (in parte cancellato) degli Stati uniti. Sisi ha assicurato che non saranno toccati invece i sussidi per energia e carburanti, mentre i ricavi dell’aumento del 5% delle tasse per i più ricchi saranno usati per finanziare il debole welfare egiziano.

L’ex generale ha incassato il sostegno del partito salafita al Nour, che ha sempre appoggiato l’intervento dei militari in politica. Non solo, Sisi ha incontrato alcune delle principali confraternite sufi per ottenere il loro appoggio. In Egitto, i sufi sono oltre dieci milioni, dopo le rivolte del 2011, l’esercito ha tuttavia impedito la formazione di un partito politico sufi.

Il papa copto Tawadros II, sostenitore insieme ai rappresentanti della moschea di Al Azhar e al liberale Mohammed Baradei (poi ritiratosi a vita privata) della deposizione di Morsi, si è detto invece neutrale tra i due candidati. Dal canto suo, il candidato Hamdin Sabbahi punta sulla cancellazione della legge anti-proteste per motivare a partecipare al voto gruppi laici e socialisti.