Il Congresso per il dialogo siriano di Sochi si è chiuso ieri con l’accordo sulla creazione di un comitato che riscriva la costituzione siriana. Non, come era stato paventato martedì, una revisione dell’esistente ma una nuova carta fondamentale.

È il risultato della due-giorni sul Mar Nero, vertice segnato da urla e boicottaggi: tra i 1.500 delegati presenti c’erano le opposizioni delle cosiddette piattaforme del Cairo e di Mosca ma non i partiti curdi né l’Alto Comitato per i negoziati, creatura saudita che – dopo essersi barricata in aeroporto – ha deciso di farsi rappresentare dalla Turchia.

A benedire l’accordo sul comitato costituzionale (che sarà formato da 50 membri) sono stati Russia, Turchia e Iran – il triumvirato di Astana – e l’Onu, rappresentato dall’inviato speciale de Mistura che ha lodato l’intesa perché garantisce alle Nazioni unite il controllo sulle procedure (criteri di selezione dei componenti e mandato).

Ogni paese sponsor (ovvero Mosca, Ankara e Teheran) indicherà 50 nomi, per un totale di 150 personalità tra cui selezionare i membri del comitato.

A margine il presidente russo Putin ha discusso con il turco Erdogan di nuove modalità di coordinamento per le zone di de-escalation, individuate lo scorso anno ad Astana e tra cui figura la provincia di Idlib. A pochissima distanza da Afrin, cantone curdo sotto attacco turco.