Continua anche in questo inizio 2021 la tendenza che già da alcuni anni a questa parte ha portato alcuni dei cineasti giapponesi più amati all’estero a provare la strada internazionale. Kiyoshi Kurosawa e Hirokazu Kore’eda sono solo due degli autori più conosciuti ed apprezzati che negli ultimi tempi hanno diretto dei lungometraggi fuori dall’arcipelago e con cast non giapponese. Anche il nome di Sion Sono era stato accostato ad una produzione europea già più di un decennio fa, quando l’autore di Love Exposure, The Whispering Star e Antiporno, doveva dirigere Lord of Chaos, il film dedicato al fenomeno del metal satanico che dopo svariate vicissitudini fu invece affidato a Jonas Åkerlund e che usci nel 2018.
Vista l’abilità con cui Sono è capace di attraversare i generi cinematografici con originalità ed eclettismo, sempre mantenendo però il suo tocco autoriale, e la popolarità e la stima che gode in molti paesi, soprattutto fra gli addetti ai lavori, il suo debutto fuori dal Giappone era solo una questione di tempo.
L’occasione è arrivata con Prisoners of the Ghostland, lungometraggio che debutterà al Sundance Film Festival domenica prossima, un’uscita molto attesa da entrambi i lati del pacifico, sia perché si tratta di un lavoro firmato Sono, sia perché l’attore principale è Nicolas Cage. Un’accoppiata che si preannuncia esplosiva e quasi perfetta, soprattutto considerando quel poco che è trapelato riguardo al lungometraggio che è stato definito «un misto fra un film post-apocalittico, di samurai e un western». Come quasi tutti gli eventi cinematografici, soprattutto quelli nel paese a stelle e strisce, si tratta di una proiezione che si svolgerà anche in streaming e che, pandemia permettendo, sarà verosimilmente seguita da una distribuzione internazionale e festivaliera, con i mille dubbi ed incertezze che la parola distribuzione ha finito per assumere in questi ultimi 12 mesi.

HERO (EROE) è uno scassinatore di banche, interpretato da Nicholas Cage, che si trova nella prigione di Samurai Town. Un giorno viene liberato da il Governatore, un ricco signore la cui nipote adottiva Bernice è improvvisamente scomparsa in un luogo misterioso, l’universo oscuro. Il Governatore chiede al fuorilegge di aiutarlo a ritrovare la ragazza in cambio della libertà, e per compiere la missione il personaggio interpretato da Cage ha a disposizione cinque giorni, terminati i quali gli abiti speciali che indossa si autodistruggeranno. Fra evidenti omaggi alla trama di 1997: Fuga da New York e un universo che sembra, senza aver visto il film naturalmente, ricalcare il western lisergico e mistico di Alejandro Jodorowsky, Prisoners of the Ghostland si preannuncia come un altro interessante pop-esperimento, si spera riuscito, con cui l’autore giapponese costruisce, e decostruisce, il suo universo filmico giocando con i generi e facendoli delirare. La trama, le ambientazioni, i personaggi e la star, molti si aspettano un Nicolas Cage alla Mandy, fanno pensare e sperare in un film destinato a diventare un cult, bisognerà vedere però se la transizione dalla lingua giapponese a quella inglese sarà per Sono fluida come tutti si augurano.

MOLTO DEL SUCCESSO che il regista nipponico ha avuto nel corso di questi ultimi decenni è legato sì al suo stile visivo e alla sua capacità di mettere sullo schermo storie mai banali e che toccano importanti nodi della società contemporanea, ma anche dalla bravura di Sono nell’estrarre dagli attori, giapponesi fino a questo momento, il meglio. Non va infatti dimenticato come alcuni dei suoi film più riusciti abbiano di fatto lanciato molte carriere, da Sakura Ando a Fumi Nikaido.

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