«Adorerei fare anch’io lo struzzo, ma non ci riesco. Sento la responsabilità di far conoscere la realtà ai cittadini ormai storditi da questo balletto di cifre fantasiose, dalle promesse elettorali evaporate e da tasse che scompaiono per poi riapparire il giorno dopo sotto altro nome. Non trovo giusto lasciare i romani in questo vuoto di certezze che nega loro la possibilità di poter pianificare il loro futuro». Alfio Marchini, imprenditore, erede di una famiglia di costruttori che fu vicinissima alla sinistra romana, è in aula Giulio Cesare, il consiglio comunale di Roma, e fa ostruzionismo all’approvazione del bilancio 2013. Se il bilancio non fosse approvato, si aprirebbe lo spettro del commissariamento.

Andiamo con ordine. Il bilancio è in gran parte relativo all’era Alemanno.
È evidente che risente di quell’impostazione. Quindi è ancora più grave il comportamento politicamente omertoso della giunta.

Sembrava che fra voi ci fosse stata una schiarita.

Finché la sinistra analizzerà la realtà utilizzando una doppia lettura e una doppia morale, condannerà il paese a essere governato per i prossimi anni da Berlusconi. È insopportabile che l’ostruzionismo sia democratico se lo attua la sinistra, e irresponsabile ed eversivo se lo praticano gli altri. O che la lotta per mandare a casa l’avversario politico è eroica se la attua la sinistra, e uno scippo della volontà popolare se, alla luce del sole e con gli strumenti della democrazia, è fatta da altri.

Quindi vuole ’mandare a casa l’avversario’? O si può aprire una nuova stagione in Campidoglio?

Prendo atto che anche i quotidiani di sinistra parlino della consapevolezza, ormai unanime, dell’esigenza di un cambio di marcia e di un radicale rimpasto della giunta Marino. Evidentemente la nostra opposizione non è così dissennata e irresponsabile. L’ho detto: per aprire una nuova stagione serve un’esplicita presa di coscienza della realtà dei numeri da cui dipendono il futuro di una città e di milioni di donne e uomini. Di tutto ciò non vi è traccia nel bilancio 2013.

In molti nel Pd fanno appello alla ‘responsabilità’ del ’moderato’ Marchini. Alcuni le danno dell’estremista. Il commissariamento non è un danno inaudito per la città e per l’immagine del paese?

Questo paese ha vissuto vent’anni di immagine e risultati sono sotto gli occhi di tutti. È tempo di vedere la realtà senza paura perché il futuro possa essere migliore di questo presente senza speranza, che ci sta lentamente soffocando. Di commissariamento poi, non è morta mai nessuna città. E non accetto lezioni da chi, negli ultimi venti anni, ha avuto un ruolo preminente nel governo della città e oggi stila pagelle di moderatismo senza fare autocritica . La cementificazione non l’avrà fatta solo Alemanno negli ultimi cinque anni? Dove erano tutte queste anime nobili, pure e responsabili?

Detto da lei, che viene da una famiglia di costruttori. È solo e tutta colpa dei politici?

Venticinque anni fa decisi che la famiglia, pur rinunciando a grandi guadagni, sarebbe stata fuori dal grande business del mattone a Roma. Sono per il consumo di suolo zero e credo che l’industria edilizia debba riconvertirsi puntando al recupero. Se la politica si è asservita agli interessi privati senza tutelare il bene pubblico ha sbagliato. Aggiungo: sta sbagliando ancora adesso Marino a voler svendere il patrimonio immobiliare del comune.

Il sindaco affronta nodi cruciali per la città. Ad esempio la vicenda della Metro C. Gli interessi del comune sono diversi, a volte opposti, da quelli di alcuni imprenditori. Non è sbagliato per un’amministratore firmare contratti senza scadenza di consegna? O che – con un’opera pagata al 93 per cento – ora il consorzio non abbia i soldi per i lavoratori?
Se ci sono delle regole vanno rispettate. E questo vale per il concorsone, per la nomina del comandante dei vigili o per il rispetto di contratti già firmati, tra l’altro, da più giunte di diverso colore. Se ci sono delle irregolarità, si coinvolga la magistratura che sa bene cosa fare.

La Corte dei conti dà ragione a Marino.

Bene. Meglio per lui.

Non sarebbe grave se saltasse il preesercizio e i soldi del governo destinati all’opera – 300 milioni – finissero per esempio all’Expo?
Un eventuale commissario avrà tutti i poteri per tutelare gli interessi del Comune e dei cittadini.

Cosa avrebbe fatto lei?

Marino poteva cedere il credito delle multe pari a 300 milioni, ad esempio alla Cassa depositi e prestiti, e con 100 milioni creare un fondo blindato per le fragilità sociali. Con il resto avviare un’opera di manutenzione ordinaria e straordinaria della città dando così respiro alla nostra anemica economia.

Parliamo di Acea. Non è legittimo che il Comune, che ne detiene il 51 per cento, voglia dire la sua sulle strategie aziendali?

Come no. Infatti mi sarei aspettato, subito dopo il voto, un dibattito in aula su tutte municipalizzate, finalizzato a conferire al sindaco un pieno mandato e metterlo nelle condizioni di essere ben più incisivo sia su Acea sia su tutte le società partecipate. Anche in questo caso mai attesa fu più vana. In sei mesi il nulla.

Il manifesto l’ha definita ’amico di Caltagirone’, imprenditore, finanziere, effettivamente suo amico ed ex socio. La definizione non le è piaciuta. Perché?

L’affetto che mi lega ad un uomo di 25 anni più grande di me è un sentimento che non vedo perché dovrei rinnegare. Del resto, sono anche amico di molti politici di sinistra. Siamo tutti grandi e liberi per tener distinte le sfere personali da quelle politiche come le vicende di questi ultimi mesi dimostrano. Inoltre, gli insulti, le insinuazioni, gli attacchi personali e le fantasiose ricostruzioni dietrologiche del vicesindaco Nieri sono la triste fotografia di una classe dirigente non all’altezza del proprio ruolo istituzionale.

Ma lei non ha nascosto di fare politica anche a nome di una parte del ceto imprenditoriale romano. Che non si fida di Marino.

Questa storia dei poteri forti fa tenerezza, un po’ come quando Berlusconi ogni volta invoca complotti per giustificare errori e insuccessi.
Ho detto ’ceto imprenditoriale’.

Lei sì, ma su queste colonne ho letto di complotti fantasiosi. È tutto molto più semplice. Marino non ha affrontato per tempo ed in modo efficace il principale problema che, da amministratore, avrebbe dovuto affrontare: quello della sopravvivenza economica di Roma. A febbraio denunciai in splendida solitudine il buco di bilancio.

Il buco di bilancio non è una novità di febbraio.

E tutti hanno fatto gli struzzi. Nella miglior tradizione del consociativismo. Non è responsabile presentarsi poi una domenica di fine novembre con un previsionale 2013 lacunoso, pieno di dati non veritieri e senza un previsionale sul 2014.

Si parla di un rimpasto di giunta Cambierebbe qualcosa nella sua opposizione?

Parlavo di dati non reali e le faccio un esempio: la previsione di incassare 300 milioni nelle prossime tre settimane per vecchie contravvenzioni non ancora versate dai romani. Siamo su scherzi a parte. Di più: come pensa di pagare stipendi e erogare servizi, se i dati ufficiali parlano di un ammanco per il 2014 di un miliardo? Risposte precise e reali a queste domande cambieranno la mia posizione. Non chiedo altro che si affronti realisticamente e subito il tema della sopravvivenza del Comune, coinvolgendo nelle prossime ore il governo. Continuando così il default tra un anno è certo. Ed io non metterò mai la firma su un suicidio annunciato. Si sono persi sei mesi che di questi tempi sono una eternità. Il tempo della fiducia a questa giunta è finito.