La coerenza è un valore importante. La musica di Simone Cristicchi rispetta la necessità umana e sociale che della coerenza ha una necessità impellente. Saranno anche solo canzonette quelle sanremesi ma restano pur sempre lo specchio del paese. Come ha detto Renzo Arbore: «Sanremo è il Natale dello spettacolo italiano». Abbi cura di me segna un nuovo approccio esistenziale e musicale di Cristicchi :«In tutti questi anni ho lavorato sulla memoria di diversi fatti storici. Negli ultimi tempi, invece, è stato il mio mondo interiore e invisibile a pulsare e richiedere attenzione». Si sente fuori gioco, il festival per lui non è altro che una parentesi nella sua tournée teatrale, una dimensione che si è costruito negli anni e nella quale sta benissimo.

LA CANZONE è una sorta di inno al prendersi cura dell’altro: «L’amore è un collante fortissimo. Avere cura dell’altro può dare senso alla vita. Il successo e la fama spesso ti fanno deragliare. In questa canzone parlo di felicità e del perdonare il senso del dolore, che è un motore in grado di aprire molte strade. Non voglio essere banale ma concentrarsi su un fiore che sboccia ai margini di una strada ci aiuta a comprendere che viviamo immersi nella bellezza. Questa è la verità della vita». Abbi cura di me è anche il titolo della prima raccolta di successi del cantautore, in uscita l’8 febbraio, che oltre al pezzo festivaliero conterrà altri due inediti. Un lavoro corale: è anche impegnato nelle riprese del documentario Happy Next-alla ricerca della felicità con la regia di Andrea Cocchi. «Io sono molto felice e mi sento fortunato, perché riesco a vivere della mia passione. Cerco la gioia. Una parola bella che non ha opposti. La felicità ha come opposto l’infelicità. La felicità è un elettrocardiogramma con picchi di alti e bassi. La gioia ha bisogno di gratitudine, che ti permette di accettare la croce di un momento down e trasformarla in bellezza».

SIMONE spera di non mettersi a piangere in diretta, pur essendo un attore consumato, pur avendo esperienza e spalle larghe, in questo brano si è messo completamente a nudo. Cristicchi ha affrontato e vinto la sua personale disperazione, oggi è un artista pronto a condividere il suo percorso di fenice: «Ho perso mio padre quando avevo 12 anni. Venne ucciso. È un dolore che ho trattenuto per molti anni prima di riuscire a metabolizzarlo e farci pace». Un disagio che lo porta rinchiudersi dentro se stesso: « Disegnavo tutto il giorno in maniera compulsiva, sembrava quasi avessi dei problemi di autismo. Persi anche la vista a furia di disegnare. Credo di essere diventato un artista proprio perché ho perso mio padre. Conservo uno splendido ricordo di lui. Ha vissuto 40 anni e ha lasciato dietro di sé cose meravigliose e una bella famiglia. Certo, non avrebbe voluto morire. Ma, come dico anche nella canzone, la cosa importante è lasciare dei semi dietro le nostre spalle».