Nei palazzi da due giorni non si parlava d’altro e alla fine famiglia e cerchio magico hanno deciso di mettere un freno alle voci con un comunicato del medico che ha in cura Silvio Berlusconi al San Raffaele di Milano, Alberto Zangrillo. Il paziente è in condizioni serie, ha rischiato di brutta, tanto più che ha rinviato il ricovero, domenica, per poter votare. Dovrà essere operato a cuore aperto la settimana prossima e anche se il pericolo è molto limitato, per l’attività politica sembra essere suonata l’ora dell’uscita.

Non sarà così, e chiunque abbia seguito Berlusconi in questi anni lo sa. L’uomo è incapace di tirarsi indietro e in ultima analisi si fida solo di se stesso. Zangrillo gli ha «consigliato» di tenersi lontano dall’agone, ammettendo però che sarà il malato a dover decidere, quando tra un mesetto sarà completamente rimesso.

Ma per quanto improbabile sia che l’esuberante di Arcore si faccia completamente indietro, al centro della scena non potrà più campeggiare. In realtà era già così da mesi. Il che significa che con ogni probabilità all’interno di Forza Italia e anzi dell’intero ex Pdl si avvicina l’ora dei Borgia. Il trono è vacante, a volerlo occupare sono in troppi e nessuno, neppure l’ex alleato ingordo che mirava a farlo proprio, Matteo Salvini, ha la carte in regola per reclamarlo.

Storia di domani, ovvio. Per il momento le dichiarazioni registrano solo affettuosa solidarietà, vicinanza, auguri di pronta guarigione. Ma sotto pelle la tensione già corre e le lame si vanno affilando. Laura Ravetto, scalpitante, ha già lanciato la votatissima di Milano: «Dopo Berlusconi c’è Mariastella Gelmini». Un’uscita improvvida che la stessa diretta interessata ha gradito poco. L’ex ministra rappresenta una delle bande pronte a scattare per conquistare la leadership: quella del nord, con il governatore della Liguria Giovanni Toti e con il capo dei senatori Paolo Romani. Ma i conti vanno fatti anche con le altre due aree “geopolitiche” in cui si è divisa Forza Italia: il centro, in mano agli ex An come Gasparri e Matteoli, e soprattutto il sud, dove la fortissima corrente campana sponsorizza un’altra reginetta delle urne, Mara Carfagna.

Sulla carta una reggente indicata direttamente dal supremo per la verità già ci sarebbe: Mariarosaria Rossi, commissaria straordinaria, negli ultimi tempi sostituta del capo in parecchi consessi. E’ la rappresentante del cerchio magico, ma proprio come tale è potentissima finché il monarca è in sella, ma rischia di precipitare nelle mani degli alti ufficiali che la odiano appena persa quella protezione. Una versione all’amatriciana di Lavrentij Beria.

Però non finisce qui, perché si può scommettere che intorno al boccone nonostante tutto ancora ghiotto accorreranno anche i fuoriusciti, più che mai in cerca d’autore dopo la severa verifica di domenica scorsa: Angelino Alfano, Raffaele Fitto, Denis Verdini. Quest’ultimo caso, per la verità, è diverso dagli altri. Sussiste il dubbio, comunque legittimo, che il suo “tradimento” sia stato concertato col tradito e il giallo del San Raffaele sembra confermare. Pare che il maledetto toscano fosse atteso da Berlusconi e che a fermarlo siano stati, di loro sponte, Ghedini e Zangrillo. «E’ che potevano entrare solo i familiari», spiegherà poi Deborah Bergamini, includendo nel novero, oltre ai parenti propriamente detti, anche Letta, Confalonieri e Ghedini stesso. Il punto è che, sino a qualche mese fa, anche Denis sarebbe stato considerato un familiare, e forse da re Silvio ancora lo sarebbe.

Di certo, con il cavaliere a riposo, salta l’ultimo elemento di equilibrio nella destra italiana. Viene meno nel momento più delicato, quando sarebbe più che mai necessaria una presenza in grado di riordinare le file per mettere a frutto quel potenziale elettorale ancora immenso di cui la destra gode ma che rischia forte di andare disperso nella guerra per bande latente. Tanto che già da due giorni le voci di palazzo insistono nell’indicare in Stefano Parisi, qualora riuscisse a sbaragliare Beppe Sala a Milano, il vero erede, almeno per quanto riguarda la postazione chiave del futuro candidato premier. Fantasie, quasi certamente. Però significative.