Il corpo e la sua bellezza al di fuori dei canoni standard, la relazione imprescindibile con il pubblico, la grazia e l’armonia nel danzatore, il comico e il potere della risata, la scena al tempo del Covid. Sono questi alcuni degli argomenti che incalzano nelle creazioni e nei progetti di Silvia Gribaudi, danzatrice, performer e coreografa italiana che con luminosità colpisce per guizzo creativo, capacità di scrittura, messa in gioco del rapporto interpersonale con gli spettatori.

SARÀ LEI ad aprire l’11 settembre Torinodanza Festival alle Fonderie Limone di Moncalieri con l’evento inaugurale Festa, ed è ancora lei, con i suoi formidabili Graces e R. OSA, a ridare voce insieme a tanti altri artisti allo spettacolo dal vivo di quest’estate complicata.
Graces, ideato in collaborazione con Matteo Maffesanti, è l’inconfondibile quartetto interpretato dalla stessa Gribaudi insieme a Siro Guglielmi, Matteo Marchesi e Andrea Rampazzo. Creazione 2019, ha iniziato a collezionare unanimi consensi dal debutto alla Nid Platform a Reggio Emilia. Premio della rivista «Danza&Danza» come miglior produzione italiana 2019, Premio CollaborAction, Graces è un gioco arguto tra i corpi che tira in ballo la relazione che ognuno di noi ha con il concetto astratto di bellezza e con l’esposizione di sé. Opera ispiratrice Le tre grazie del Canova. Titolo d’apertura a inizio luglio di Cross Festival per Piemonte dal Vivo al Teatro Maggiore di Verbania, torna in scena in agosto il 5 a Civitanova Marche per Civitanova Danza, l’8 al Festival Danza Estate di Bergamo (in collaborazione con il Festival Orlando), il 5 e 6 settembre al Teatro Toselli di Cuneo ancora con Piemonte dal Vivo.

«RISPETTO all’opera del Canova» precisa Silvia Gribaudi «ci siamo chiesti che cosa volesse dire creare un’armonia dei corpi, quale fosse l’idea di bellezza da rappresentare nella nostra quotidianità. Ci siamo messi in gioco studiando le forme delle tre statue, come valorizzare i dettagli dei corpi, ma anche riflettendo cosa portano agli uomini queste tre dee, splendore, prosperità. Ci siamo chiesti: ma oggi, e per di più in questo momento storico, come possiamo trovare dentro di noi la prosperità? È stato potente dopo il lockdown, nelle repliche di Graces, chiedere al pubblico a cosa ci siamo appoggiati in questo periodo. Alla prosperità? Riscoprendo che l’ironia è anche una forma di armonia e che nel linguaggio contemporaneo trovare un ritmo coreografico che faccia sprigionare nel pubblico un sorriso, perché anche la risata è un movimento, crea un’azione dinamica tra performer e spettatori».

UNA CONDIVISIONE che si lega a un’idea di grazia e di fisicità non costretta in un canone. «Sono affascinata» prosegue Gribaudi «da come le proporzioni e anche le parti più morbide del corpo si adeguino in base alla gravità, alla personalità di ognuno, da quanto il corpo, in maniera naturale, metta in luce, come nelle opere d’arte, le pieghe, le ombre». Corpi e danzatori diversi nella struttura, nelle fasce muscolari, nella presenza, chi più alto, chi più basso, chi più sottile, chi più massiccio. La grazia al di là del canone.

Si ispira a Botero un altro pezzo cult di Gribaudi, R.OSA_10 esercizi per nuovi virtuosismi, con Claudia Marsicano, fisico importante, espressività potente: è un assolo del 2017, concluderà la sua tournée quest’anno, il 16 agosto è al Palco all’aperto del Teatro Sociale di Trento. «Mi interessava il fatto che Botero nelle sue opere abbia voluto modificare i volumi dei corpi e come nella danza i volumi potessero cambiare anche la percezione: per noi questo lavoro è un’azione, un piccolo manifesto del corpo. Volevo capire quanto un corpo visibile potesse diventare invisibile, quanto le forme possano essere importanti, e quindi notate, ma poi come la qualità del movimento, il talento, la capacità di stare nella relazione possa portare dentro una dinamica coreografica che fa vedere altro allo spettatore. Questa è per me una tematica centrale della coreografia, portare in un’altra dimensione, che è quella dello spirito, un’armonia che ci fa tornare ancora una volta al Canova».

Gribaudi avrebbe dovuto debuttare a Torinodanza Festival 2020 con Mon Jour, lavoro legato a Corpo Links Cluster, progetto di ricerca e innovazione dell’Unione Europea che ha portato la danza sulle montagne. La creazione finale sarà al Festival 2021, ma le tappe di Mon Jour proseguono con un assaggio nella Festa inaugurale di Torinodanza l’11 settembre.

GRIBAUDI è in questi giorni a Prali, un paesino della Valle Germanasca, vicino a Torino. Sta lavorando con Salvatore Cappello, Nicola Simone Cisternino, Riccardo Guratti, Fabio Magnani e Timothée-Aïna Meiffren, cinque performer, danzatori, acrobati: «Festa è uno step di Mon Jour, un’inaugurazione dove il valore è la condivisione, come anche a Prali, dove lavoriamo molto sull’incontro con la comunità, un happening, un momento per dire ci siamo tutti, per chiedersi anche ’cosa vuole dire oggi fare una festa?’ Prima di Torino saremo in Francia, a Lanslebourg, con un percorso di trekking, una sorta di staffetta in cui i danzatori si relazionano alla montagna, chiedendosi, ancora una volta, quale armonia si crea? E in questo lavoro che dal circo, dalle parate, trae quel sentimento di decadenza, di abbandono, mi piace trovare la gioia, la forza. Corpi saltimbanchi che danno tutto per il pubblico».

 

(L’intervista video a Gribaudi, con estratti degli spettacoli, è sul sito del manifesto).