Regista di music video da soli cinque anni, Silvia Clo Di Gregorio ha diretto già molti lavori ed è autrice di spot come il Patto per il lavoro e per il clima commissionato dalla regione Emilia Romagna.
Attiva da solo cinque anni la ventiseienne Silvia Clo Di Gregorio si è già fatta conoscere sulla scena videomusicale, anche se la semplicità sembra essere la sua principale peculiarità stilistica. I suoi video spesso prediligono una sola location: il topless bar del video Nella testa per Il Triangolo, il supermarket per Verdura dei Pinguini Tattici Nucleari, protagonista una giovane commessa sedotta e abbandonata dal suo collega di lavoro che si rivela seduttore seriale. Per i Pinguini aveva già diretto anche Irene, girato quasi tutto ambientato in una stanza da letto old style. Il playback – cui non rinuncia – non sembra essere un problema poiché «alleggerito» da azioni appena accennate, minime trovate visive che tuttavia sortiscono il loro effetto. Come in Via di qui per Wime, tutto risolto in un piano sequenza con l’attore di fronte alla camera sottoposto a una serie di vessazioni, o nel recente Rompompom (diretto per sua sorella Giulia, cantautrice meglio conosciuta come LOGO), che colpisce per la spensierata energia di ogni singola inquadratura, scandita da piccoli tocchi di zoom.

In alcuni casi però il musicista non appare neppure e così Di Gregorio ha molta più libertà di manovra: pensiamo a P-XYZ (2018) di Sativa Rose, è girato in un formato quadrato 1:1, per restituire l’immediatezza di un video da smartphone documentando le tranches de vie di due amiche inseparabili, con un risvolto drammatico.
Un paio di promo li ha realizzati per Gabriele Lopez, tra cui Il meglio di me, dove si è inventata una mano «antropomorfa» dotata di occhi e Aspettami, forse uno dei suoi più narrativi, in cui racconta la storia d’amore di una buffa coppia con la tipica estetica un po’ vintage. Di Gregorio ha inoltre illuminato anche i set di altri registi, dal momento che è diplomata in fotografia alla scuola Nativa di Milano: per esempio è autrice della fotografia di Resistenza di Fulminacci o Missili di Frah Quintale e Giorgio Poi, entrambi diretti dal duo LAND HO (Danilo Bubani e Daniel Bedusa). Come regista, invece di solito preferisce affidarsi ad altri colleghi operatori e direttori della fotografia, come Sammy Paravan, per concentrarsi meglio sulla direzione.

Da cosa nasce la passione per le immagini in movimento?
I miei genitori portavano in giro per l’Europa in camper me e mia sorella documentando tutto con le handycam. Anzi, prima o poi li utilizzerò questi home movies. Poi ho passato l’adolescenza a fare mostre con le fotografie in bianco e nero che sviluppavo da sola. Qualche anno fa mi sono iscritta alla Sapienza di Roma laureandomi con una tesi sul problema della promozione e distribuzione nel cinema italiano. Poi ho frequentato una summer school a Berlino passando dalla teoria alla pratica.

Hai iniziato a lavorare sui set dei videoclip, ad esempio con Francesco Lettieri.
Si, per esempio nel 2016 ho ideato insieme a Francesco il video di Oroscopo per Calcutta e ho avuto tra i miei maestri il suo direttore della fotografia, Gianluca Palma. Il mondo della videomusica mi sembrava molto famigliare e protettivo, però senza nulla da invidiare al cinema: sui miniset dei clip c’è una troupe completa, un’alta qualità di immagine perché si usano le Arri o le Red, ma hai anche molte più soddisfazioni, perché rispetto a un film crei crea qualcosa di virale, con un incredibile potenziale di diffusione: Oroscopo per esempio è arrivato in rete a 23 milioni di visualizzazioni.

Il fatto che in questo ambiente non ci siano molte registe comunque non deve essere stato facile.
Mi sono ritrovata di fronte a uomini tra i 20 e i 30 anni e per una come me, giovane e donna, ma pure di sinistra e femminista (il che la maggior parte delle volte vuol dire rompipalle) ha significato sollevare una serie di questioni, di problematiche. Però nel mondo dei videoclip non ci sono i filtri che ci sono in quello del cinema. Ti relazioni direttamente con l’artista e vieni chiamata perché vogliono la tua visione. In quanto donna, tuttavia, non basta essere brava, devi eccellere rispetto a un maschio.

Nel campo della pubblicità come ti trovi invece?
Molto bene. Ho realizzato di recente questo spot per l’Emilia Romagna (Patto per il lavoro e per il clima), ed essendo emiliana da parte di madre è stato un orgoglio e un divertimento, anche perché ho voluto raccontare una storia attraverso dei volti, mostrando anche la multietnicità di questa regione. Ho inserito perfino i miei zii nello spot, rendendolo un po’ più personale ed emotivo e credo di esserci riuscita, infatti Bonaccini e la giunta si sono commossi nel vedere il risultato finale.

Come ti sei trovata a dirigere tua sorella in alcuni clip come Samurai e Rompompom?
Beh è dai tempi dei viaggi in camper che tra noi c’è complicità e cooperazione, le nostre sono due sensibilità che si incontrano. Per Rompompom – che è stato preso a un sacco di festival – abbiamo scelto di girarlo vicino casa nostra, sul Lago Maggiore, mettendoci dentro un clima da commedia slapstick e british humour: ballerini, chihuahua, effetti «a schiaffo». Le due location molto cool sono l’hotel dove soggiornò Hemingway e villa San Remigio di coniugi artisti, una pittrice e un poeta, dove soggiornarono anche alcuni loro amici illustri tra cui D’Annunzio e Boccioni.

Che rapporto hai con i video di playback, è difficile rendere interessante la popstar che canta?
Sono partita odiando il playback e pensando di fare clip di narrazione, poi negli ultimi due video, che sono quelli di LOGO, ho optato solo per il playback, perché volevo divertirmi e fare qualcosa di spettacolare. Magari sarà come reazione alla pandemia. A volte basta un po’ di ironia, i movimenti di camera giusti per ovviare al rischio della banalità del cantante in scena.

Parlami del tuo processo creativo.
Innanzitutto ascolto la canzone che mi affidano in loop continuamente, finché non diventa un’ossessione, poi cerco di fondere insieme l’immaginario preesistente dell’artista con le idee che mi comunica il brano. Quando non lavori sulla narrazione devi puntare sulla parte visuale, curare ogni inquadratura combinando bene insieme scenografia, costumi e fotografia. La regola del less is more è sempre vincente e poi non sono una fan del didascalico, cerco di essere libera rispetto al testo della canzone.

Hai detto di essere iperattiva e in effetti hai diversi progetti molto diversi tra loro in cantiere.
Adesso sto lavorando alla scrittura cinematografica, quindi mi tengo il clip come un divertissement. Vorrei girare un lungo, nel frattempo sto sviluppando tre cortometraggi e poi ho scritto un’opera teatrale che metterò spero presto in scena in Germania e poi qui in Italia, con una drammaturga italo-tedesca, Camilla Colonna. È una rilettura in chiave queer e LGBT de Le tre sorelle di Checov. Mi manca il set, mi manca andare al cinema e al teatro, quindi scrivere è l’unica cosa che mi sta facendo andare avanti.

Per quale grande nome ti piacerebbe girare un video?
Beh Tenco, ma è morto, e poi Gino Paoli e soprattutto Paolo Conte.