Aggiungi due posti a tavola. Alle elezioni suplettive per la Camera dell’autunno non si voterà solo per il collegio di Siena (lasciato libero a novembre 2020 da Pier Carlo Padoan) ma anche per quello di Roma Primavalle. Di queste ore infatti la notizia che la deputata M5S ed ex viceministro degli Esteri Emanuela Del Re (esperta di immigrazione e cooperazione internazionale) è stata nominata rappresentante speciale dell’Ue per il Sahel.

AL SUO POSTO, QUESTA la voce che circola con insistenza nel M5S, potrebbe candidarsi Giuseppe Conte, che ritroverebbe così un ruolo istituzionale dopo l’uscita da palazzo Chigi e un tormentato avvio alla guida del Movimento. Lo stesso giorno d’autunno nel collegio toscano dovrebbe correre Enrico Letta. E così entrambi i leader “senza poltrona” entrerebbero alla Camera, se vincitori. Per il dem sarebbe un ritorno, per Conte un debutto.

Mentre la candidatura di Letta, cui lui non dà alcuna enfasi, è già una partita chiusa nel Pd, quella di Conte è solo una fondata ipotesi. Lui non conferma e non smentisce ma è chiaro che, saltata l’ipotesi di inaugurare una sede del Movimento a Roma (pare per motivi economici), l’avvocato sente il bisogno di un luogo fisico da dove condurre le danze nel M5S. E del resto la doppia elezione consentirebbe ai due leader di far parte dei grandi elettori del prossimo presidente della Repubblica a gennaio 2022.

ORA IL PUNTO È CAPIRE se l’operazione “doppio slalom” dei due leader riuscirà a cementare l’alleanza che finora è andata a rilento, con molti intoppi nelle città, a partire proprio da Roma. L’obiettivo a cui lavora chi, nei due partiti, spinge per stringere l’intesa è mettere in piedi una coalizione Pd-M5S-sinistra che sostenga le sfide di entrambi.

Ma se a Siena è più facile che Letta ottenga un via libera dai grillini, nella Capitale l’asse per Conte sarebbe paradossale. Lo stesso giorno infatti i due partiti si sfideranno alle comunali, con Virginia Raggi e Roberto Gualtieri l’un contro l’altro armati. Sarebbe una bella rivincita per chi, dentro Pd e M5S, puntava su un accordo per il Campidoglio, stroncato dalla resistenza di Raggi. Ora quel copione potrebbe ripetersi, ma con in campo la carta più pregiata del M5S, Giuseppe Conte.

Per Raggi sarebbe un ostacolo non da poco. Ma è anche chiaro che sarebbe difficile per lei e per altri nel M5S opporsi alla candidatura del leader proprio nella Capitale e in un collegio uninominale di periferia che era stato vinto dal Movimento nel 2018.

PER IL PD ROMANO non sarebbe una passeggiata sostenere il leader M5S nelle stesse ore in cui il partito sarà caricato a testa bassa contro Raggi, a cui Gualtieri ha già iniziato a mandare fendenti. E tuttavia, visto che il collegio toscano destinato a Letta non è affatto blindato, il contributo grillino potrebbe essere decisivo, e viceversa. Insomma, una mano tesa reciproca che oscurerebbe le divisioni alle comunali. Ma chi conosce bene il Pd romano invita alla massima cautela: perché una campagna dei dem pro Conte giocoforza indebolirebbe Gualtieri.

PER I DUE LEADER SAREBBE un’occasione importante per misurarsi con gli elettori, in due collegi contendibili ma non certo blindati, soprattutto quello romano dove il centrodestra a trazione Meloni è in crescita. Ma anche la Toscana da tempo non è più un intoccabile feudo rosso.

Un test vero, dunque, una prova generale del ticket Letta-Conte che vuole sfidare Salvini-Meloni alle politiche. Anche per verificare se i due elettorati sono sommabili, cosa che finora non si è verificata quando l’alleanza è stata sperimentata, dall’Umbria alla Liguria.

DIETRO LA PROPOSTA di Del Re per il ruolo in Sahel – avanzata dall’Alto rappresentante per la politica estera Ue Joseph Borrell – secondo indiscrezioni ci sarebbe la manina di Luigi Di Maio, che conosce bene la sua ex viceministra e con questa operazione porgerebbe un ramoscello d’ulivo a Conte. E del resto Rocco Casalino è già rientrato nei ranghi del gruppo comunicazione della Camera, per ora con un ruolo limitato ai rapporti con le tv. Un segnale.

AL NAZARENO FRENANO. Enrico Letta non ha mai discusso di questa ipotesi con Conte, spiegano, e considera il totonomi per le elezioni suplettive «prematuro e non prioritario». «Comunque decidono i territori», ha detto.