«Il governo ha partorito un topolino, peggiorando addirittura le norme»: l’espressione usata da Alessandro Genovesi, segretario generale Fillea Cgil, rappresenta bene il giudizio che le parti sociali hanno dato sulle misure per la sicurezza sul lavoro presentate durante un vertice dalla ministra del Lavoro Calderone e dal sottosegretario Mantovano. Misure, inserite nel decreto Pnrr approvato ieri dal Consiglio dei ministri, che hanno scontentato sia i sindacati che le associazioni datoriali.

«L’incontro non è stato all’altezza dei bisogni che ci sono» ha commentato il leader Cgil Maurizio Landini, che ha sottolineato anche «un problema di metodo, perché essere convocati alle 8.30 quando c’è un Cdm nel pomeriggio e consegnare un testo di decreto dopo un’ora di confronto dà l’idea che non ci sia la volontà di trovare un accordo con i sindacati». Chi ha pensato che la recente strage di operai nei cantieri dell’Esselunga di Firenze convincesse il governo a intervenire con risolutezza sul tema degli incidenti sul lavoro è rimasto deluso. Il provvedimento dell’esecutivo introduce la patente a «crediti» per imprese e lavoratori autonomi dell’edilizia, di cui si discute dal 2008, ma depontenziandola rispetto a quanto chiesto dai sindacati e dalle opposizioni.

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La morte di un lavoratore comporta una penalità di 20 punti, l’inabilità permanente assoluta o parziale di 15, quella temporanea con astensione dal lavoro per più di 40 giorni 10 crediti. Si interviene anche sulla legge del 2016 che sostituiva il reato di somministrazione di lavoro illecito con una ammenda di 20 euro al giorno a lavoratore. Una norma fortemente voluta dall’allora premier Renzi (nonostante quelli che la sua comunicazione chiamava gufi sostenessero che favoriva il caporalato nei cantieri) e che ora Calderone cancella, ricordando come la somministrazione illecita sia «uno dei reati più commessi» negli appalti. Sbloccate anche le assunzioni di 466 ispettori ai quali saranno aggiunte 300 unità.

«Siamo molto lontani da quello che abbiamo chiesto – ha detto Landini – non sono arrivate risposte all’altezza della gravità della situazione, la nostra mobilitazione prosegue in tutte le forme possibili». Il segretario generale Cgil elenca quello che manca: «La reintroduzione per decreto della parità di trattamento economico e normativo, cancellata nel 2023, per i lavoratori in tutti gli appalti pubblici e privati, estendendo così le tutele garantite dal codice degli appalti; il cartellino identificativo per l’ingresso nei cantieri; un libretto digitale delle imprese su investimenti per la sicurezza e infortuni; l’estensione del certificato di congruità della manodopera e dei tempi di realizzazione in tutti i cantieri; assunzioni nei servizi di medicina del lavoro territoriali».

Secondo la Cgil dal provvedimento del governo sono assenti tre premesse: «Il superamento del subappalto a cascata e l’obbligo di formazione per il lavoratore prima di essere adibito a qualsiasi mansione; l’abolizione della Bossi-Fini che permette lo sfruttamento dei migranti. Su tutto questo non abbiamo avuto risposta, vuol dire che si sta affermando quel modello che si è prodotto negli ultimi anni fatto di appalti e subappalti». Anche la Uil parla di «risposte parziali». Il segretario generale Pierpaolo Bombardieri: «La vita di un lavoratore vale 20 crediti, si può lavorare con 15 e 5 si recuperano con un corso di formazione». Per poi attaccare: «Dopo Firenze ci aspettavamo una risposta più decisa. Non ci siamo, la gente continua a morire, di chiacchiere ne abbiamo le tasche piene».

Controcorrente la Cisl, unica a parlare di «incontro positivo». Si tratta, invece, di «misure inutili che lasciano inalterata l’aggirabilità delle norme, facendo dormire sonni tranquilli ai padroni» per Usb, Cub, Cambiare Rotta, Potere al Popolo, Rifondazione comunista, Collettivo Gkn e Rete dei Comunisti. Sabato manifesteranno a Firenze per chiedere il reato di omicidio sul lavoro.