Preceduto da annunci elettorali sul salario minimo da parte del Pd e dei Cinque Stelle, e sull’universo mondo delle questioni sociali e lavorative in sospeso da mesi in Italia, l’incontro di ieri tra Cgil, Cisl e Uil e governo tenuto a palazzo Chigi si è concentrato sulla sicurezza e sulla salute nei posti di lavoro, tema del resto già fissato nei giorni scorsi. Nel primo incontro giunto pochi giorni dopo la presentazione di un «Patto per l’Italia» (Confindustria) o di un’intesa più minimalista con le parti sociali (Draghi) , alla presenza anche dei ministri del lavoro Orlando e della pubblica amministrazione Brunetta, il governo e i confederali hanno detto di avere raggiunto un accordo sulla sicurezza sul lavoro e, in particolare, su argomenti generalissimi che ritornano di anno in anno, e di tragedia in tragedia (ad oggi siamo a 677 morti sul lavoro in meno di un anno), senza trovare un avanzamento strutturale e tangibile. Ieri si è parlato di interventi immediati per la tutela dei lavoratori; di revisione del sistema della formazione dei dipendenti e degli imprenditori; di revisione delle sanzioni da applicare in caso di irregolarità e di un’accelerazione per l’assunzione dei 2.300 mila ispettori già programmata; di creazione di una banca dati unica delle sanzioni applicate. È stato inoltre preso l’impegno a convocare un altro incontro che porti alla definizione di un altro protocollo tra le parti sociali. Il presidente del consiglio Mario Draghi ha definito l’incontro «molto utile» per fissare un «metodo di lavoro».

IL SEGRETARIO della Cgil Maurizio Landini è sembrato soddisfatto perché ha ottenuto da Draghi un calendario dei prossimi incontri. Nei giorni scorsi Landini ha criticato l’attitudine dell’ex banchiere della Bce a comunicare decisioni già prese e non a definirle insieme alle parti sociali, in particolare con il sindacato. Sono arrivate le «prime risposte importanti» con «l’impegno nei prossimi giorni ad ulteriori convocazioni per entrare nel merito delle altre questioni» ha detto.

SUL SALARIO MINIMO, semplicemenet, ieri non è stato detto nulla. Lo si può capire. Tra le forze politiche in parlamento non c’è intesa su nulla, i progetti di legge giacciono da anni nei cassetti. Il tema è servito solo per commentare le elezioni tedesche dove, in effetti, l’aumento del salario minimo orario a 12 euro medi è stato perlomeno discusso seriamente. Da Palazzo Chigi hanno fatto sapere che la questione è sospesa e rinviata ad altri incontri. Com’è noto per i sindacati la priorità sono altre: il superamento dei contratti pirata, la legge sulla rappresentanza e l’aumento dei salari. Il salario minimo è quello dei contratti nazionali. Se esistono categorie senza questi contratti, vanno incluse mediate la cosiddetta «contrattazione inclusiva». Resta da capire cosa fare in casi come quelli dei rider dove la parte datoriale si oppone alla definizione di un vero contratto nazionale per questi lavoratori digitali. In questo caso ci sono stati ben tre governi a non volere trovare una soluzione. Cosa fare in altri casi? Ieri, da un’assemblea di Confindustria a Varese, il presidente Carlo Bonomi ha detto che «in Italia non serve introdurre un salario minimo ma agire sui contratti di quei settori dove il salario è troppo basso». Un dibattito controcorrente rispetto alla posizione dei sindacati europei della Ces e agli orientamenti del parlamento europeo, ma rivelatorio dell’assenza di una politica sociale e salariale sia a livello nazionale che a livello sovranazionale.

TRA UN MESE, il 31 ottobre, scade il blocco dei licenziamenti per il settore tessile, il commercio, i servizi e il turismo. I sindacati hanno chiesto il prolungamento della cassa integrazione Covid e del vincolo dato che il governo non riesce ancora a presentare l’annunciata la riforma degli ammortizzatori sociali. In vista della presentazione della nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Nadef), oggi pomeriggio ci sarà la cabina di regia, Cgil Cisl e Uil hanno chiesto un «confronto preventivo» che si concentri anche sulla delega alla riforma fiscale («sarà ampia»), su quella delle pensioni ( Quota 100 scade a fine dicembre), oltre che sugli ammortizzatori sociali