Più selfie che voti. Di Maio e Salvini archiviano il mini-test elettorale in Sicilia portando a casa meno di quanto si aspettassero, soprattutto dopo avere fatto a gara a chi riempisse di più le piazze nei loro tour, orgogliosi di quanta gente si fosse messa in fila brandendo lo smartphone. Il risultato delle urne non soddisfa a pieno i due leader alleati che se le continuano a suonare di santa ragione, anche perché c’è ancora da macinare chilometri da qui alle elezioni europee.

INTANTO SI FA QUALCHE conto. Chi tra i due può accennare a qualche sorriso in più è il leader pentastellato Luigi Di Maio, che dopo avere perso Bagheria e Gela per i disastri amministrativi e i tradimenti degli ex sindaci eletti trionfalmente 5 anni fa, ai ballottaggi mostra i muscoli per aver conquistato Caltanissetta, in preda allo scandalo del cosiddetto «sistema Montante», l’ex presidente di Sicindustria condannato due giorni fa a 14 anni di carcere e che proprio da qui era partito per scalare i piani alti del potere. E allora ecco il M5S in piazza a festeggiare con Di Maio e i neo sindaci Roberto Gambino ed Enzo Alfano, che ha vinto la sfida e Castelvetrano, la cittadina del superlatitante Matteo Messina Denaro, andata al voto dopo due anni di commissariamento per infiltrazioni mafiose.

I 5 Stelle si confermano un po’ ovunque il primo partito, riuscendo a conquistare in questa tornata di amministrative 36 consiglieri. «Quando vince il M5S si mandano all’opposizione il patto del Nazareno e gli estremismi, quando non vince il M5S vincono coalizioni di Pd e Forza Italia insieme, come successo a Gela: questo è inquietante per il futuro del Paese», attacca il vice premier grillino. Che insiste: «È sempre così, ogni volta che ci danno per morti, noi torniamo più forti di prima. Vi avevano raccontato di un crollo, vi avevano detto che non ce l’avremmo fatta. Ebbene, abbiamo vinto un’altra volta».

IL VOTO IN SICILIA galvanizza i pentastellati dopo i non troppo lusinghieri risultati delle ultime tornate elettorali. E allora Di Maio incoraggia il suo popolo. «Non è ancora finita – incalza – il 26 maggio ci saranno anche le elezioni europee e così come in Sicilia, ancora una volta, la scelta sarà tra chi vuole guardare avanti e chi, invece, spera in un altro patto del Nazareno».

DISCORSO DIVERSO per la Lega, che si deve accontentare solo del piccolo comune di Motta Sant’Anastasia (Catania), strappato al primo turno, e dei sette consiglieri eletti in sei dei sette comuni sopra i 15 mila abitanti andati al voto. Ai ballottaggi i suoi candidati Giuseppe Spata e Giorgio Randazzo perdono i duelli a Gela (Caltanissetta) e a Mazara del Vallo (Trapani) nonostante le piazze riempite da Matteo Salvini durante il suo tour elettorale: qui vincono Salvatore Quinci (52,41%) con liste civiche di centrosinistra, e Lucio Greco (52,45%), appoggiato da Forza Italia e liste civiche. Ma Salvini vede il bicchiere mezzo pieno: «Dove la Lega ha perso, ha perso per una manciata di voti. Anche oggi siamo già al lavoro. Quasi tutti i grossi centri vanno al voto, sento voglia di cambiamento. Sondaggi in calo? Io credo alle piazze che dicono che saremo il primo partito in Europa». E ancora: «Sono orgoglioso della fiducia che tanti cittadini ci stanno dando per la prima volta, e non vedo l’ora che arrivi il 26 maggio per portare a Bruxelles il primo parlamentare europeo siciliano eletto con la Lega, per difendere un’isola tradita in passato da troppi politici eletti e poi spariti».

E IL PD? Tranne che a Castelvetrano, i dem hanno ammainato il simbolo mischiandosi in liste civiche, in alcuni comuni alleandosi con Forza Italia. «Le alleanze civiche costruite con il contributo importante del Pd hanno funzionato in tutta la Sicilia, al ballottaggio abbiamo vinto tutte le sfide in cui eravamo presenti», commenta il segretario del Pd Sicilia, Davide Faraone. Dal voto in Sicilia coglie segnali positivi Luigi De Magistri, sindaco di Napoli: «Penso ci siano tutte le condizioni perché la costruzione di un’alternativa politica a Salvini parta proprio da Sud e non è un caso se Napoli si è già schierata contro la politica del rancore, del razzismo, contro l’avanzata di forme neofasciste e a difesa dei valori costituzionali». De Magistris si è complimentato telefonicamente con il neo sindaco di Mazzara Salvatore Quinci, «esperienza che abbiamo sostenuto e che reputo bella e interessante».