Si faranno le primarie in Sicilia? Gli alleati rispetteranno le regole d’ingaggio dopo i risultati? Oppure qualcuno ruberà il pallone un minuto dopo, come fece Leoluca Orlando dieci anni fa a Palermo perché non gli andò giù che Fabrizio Ferrandelli avesse sconfitto Rita Borsellino ai gazebo per 151 voti?

Sospetti e veleni si annidano nel campo largo. E quello che doveva essere un laboratorio per l’alleanza giallorossa magari da esportare alle politiche rischia di trasformarsi in un castello di carta, pronto a crollare al primo soffio di vento. Ma chi soffierà? Il Pd? Il M5s? O sarà Claudio Fava a fare saltare il banco? Si vota domani, dalle 8 alle 21. In corsa ci sono Caterina Chinnici (Pd), Barbara Floridia (M5s) e Claudio Fava (Centopassi). Circa 40 mila le persone registrate in piattaforma. Ma le tensioni sono altissime.

Il voto anticipato a Roma ha mandato in tilt i partiti. Sul fronte centrodestra, l’ampia fronda del «no a Musumeci», capitanata da Gianfranco Miccichè (Fi), ha trovato l’accordo sul nome alternativo e si prepara a lanciarlo. Un vertice è previsto per oggi, non è chiaro se si farà perché FdI ha chiesto il rinvio: il prescelto dei «no-Nello» sarebbe Raffaele Stancanelli, eurodeputato di FdI ma in rotta da qualche anno con Musumeci. Si vedrà. Anche perché la situazione è complessa. La crisi a Roma potrebbe rimescolare le carte; e a questo punto in molti, in entrambi i fronti, guardano al “centro”: partiti che da soli non hanno un grande appeal elettorale ma che insieme possono fare la differenza. Azione, +Europa, Iv, Mpa e un’area di moderati in cerca d’approdo.

In questa bagarre politica, a Palazzo d’Orleans Musumeci e i suoi stanno valutando anche l’ipotesi election day per accorpare le regionali alle politiche. Ma in questo caso il governatore si dovrebbe dimettere rapidamente. La legge impone al momento sei finestre utili per il voto regionale: le quattro domeniche prima del 5 novembre (quando si votò cinque anni fa) e le due successive. Senza dimissioni dunque niente voto accorpato, con la Sicilia che andrebbe alle urne dopo le politiche.

Sospetti e veleni. Beppe Provenzano, vice di Letta, non usa perifrasi: «L’altro ieri è stato il momento dello sdegno, per l’irresponsabilità di Lega, Fi e M5s di mandare a casa il governo Draghi nel vivo delle emergenze, con una certa viltà, senza nemmeno un voto espresso in Parlamento, vanificando la possibilità di dare risposte urgenti ai bisogni sociali. Da oggi, però, è tempo di combattere. Il nostro Paese rischia, ma è migliore di come è apparso. L’Italia non è destinata a finire nelle mani di Meloni, Salvini e Berlusconi». A rispondergli è il referente del M5s in Sicilia, Nuccio Di Paola: «Al Pd nazionale pertanto chiediamo chiarezza sull’alleanza in Sicilia: ci dica ora se vuole proseguire il comune cammino e non aspetti il verdetto delle primarie per pronunciarsi».
Altro giro, musica simile. Stavolta è Claudio Fava (Centopassi) a lanciare la pietra: «Per quanto mi riguarda, le primarie vanno avanti, ma mi chiedo con quale spirito di lealtà domani il partito di Conte sarà capace di lavorare al servizio di questa coalizione. E soprattutto – attacca Fava – mi chiedo se saranno primarie senza Papi stranieri, né forestieri venuti in soccorso dal centrodestra. Delle due, l’una: o si lavora insieme, uniti, per il cambiamento oppure si governa con Raffaele Lombardo».

Giancarlo Cancelleri (M5s) risponde per le rime: «Le parole di Fava mi sembrano il disegno di una persona che sta facendo i capricci solo per poi poter avere la scusa e dire ‘io me ne vado e mi candido lo stesso’». «Non è attaccando che si costruisce una coalizione: ve lo dico io – insiste – Fava sta solo mettendo le mani avanti, fa così solo per poter dire ‘io ve l’avevo detto, me ne vado e mi candido da solo’».

A gettare acqua sul fuoco ci provano il segretario regionale del Pd, Anthony Barbagallo, e la candidata alle primarie del M5s Barbara Floridia. «Nella nostra regione abbiamo lavorato uniti e compatti con un unico denominatore comune: scalzare il governo di centrodestra rappresentato da Nello Musumeci – dice il segretario dem – E su questo abbiamo messo su le primarie». Si professa «garante e custode di questo prezioso cammino comune», Barbara Floridia che indica un solo obiettivo: «Allontanare l’isola dai fallimenti del governo di Musumeci».

Il coro di quelli che potrebbero agganciarsi al campo largo però è stonato: «Come nulla fosse accaduto, si sta andando alle primarie tra Pd e M5s. Come si può rivendicare Draghi e allearsi con chi lo ha affossato danneggiando l’Italia?», scrive su Twitter il segretario di +Europa e sottosegretario agli Affari Esteri, Benedetto Della Vedova. «Anacronistica, assurda e ridicola la volontà di proseguire con le primarie in Sicilia», rincara Giorgio Trizzino, deputato di Azione. «Annullate le primarie, sarebbe una scelta di buon senso e di buona politica» è l’appello del senatore di Iv Davide Faraone. Al quale replica facile Erasmo Palazzotto (Pd): «Sta parlando chi è alleato col centrodestra a Palermo, tanto da avere pure un assessore nella giunta Lagalla».