Dopo la rissa, la ricomposizione, la faticosa compilazione delle liste per le europee, nel Pd Lazio rischia di saltare tutto. Un’altra volta. La vicenda nasce o, meglio, finisce con un’esplosione, lo scorso 15 marzo, nella movimentata assemblea in cui è stato eletto segretario regionale il franceschiniano Fabio Melilli, ed era finita a spintoni sul nome di Liliana Mannocchi proposto alla presidenza dalla maggioranza ’pigliatutto’, al posto della sconfitta (anche lei renziana, ma di altra osservanza) Lorenza Bonaccorsi. La cosa poi si era risolta a vantaggio di Mannocchi, ma c’era voluta anche un’ambulanza per un compagno che nella foga si era sentito male.

Adesso tutto potrebbe tornare in gioco. Perché, a giudizio di un gruppo di militanti, negli organismi dirigenti sono state violate le norme statutarie sulla parità uomo-donna. Oggi verrà depositato un ricorso alla Commissione nazionale di garanzia. Fra i firmatari un po’ di tutto: renziani dell’area sconfitta, civatiani e cuperliani. L’oggetto del contendere è appunto la composizione della direzione regionale dove, con buona pace delle norme sulla rappresentanza di genere (e della retorica piddina sull’argomento), le donne sono 24 e gli uomini ben 44. Nella Commissione di garanzia del Lazio – l’altro organismo al quale è stato inoltrato il ricorso – va anche peggio: 4 donne «contro» 11 uomini. «Per entrambi gli organismi – scrivono i firmatari del ricorso – viene violato l’articolo 1, comma 3, dello Statuto nazionale, che recita: ’Il Partito Democratico si impegna a rimuovere gli ostacoli che si frappongono alla piena partecipazione politica delle donne. Assicura, a tutti i livelli, la presenza paritaria di donne e di uomini nei suoi organismi dirigenti ed esecutivi, pena la loro invalidazione da parte degli organismi di garanzia».

«Ovviamente – dicono i firmatari – la situazione è particolarmente imbarazzante per i componenti della commissione di garanzia regionale, che dovrebbero immediatamente intervenire per invalidare non solo la composizione della direzione ma anche la composizione dello stesso organismo di cui fanno parte». Siamo alle comiche, l’organismo dovrebbe autoinvalidarsi.La richiesta alla commissione nazionale è di imporre alla presidente del Pd Lazio la convocazione di una nuova assemblea regionale per votare una nuova direzione e una nuova commissione di garanzia regionale stavolta «rispettosa delle disposizioni che regolano l’organizzazione e il funzionamento del nostro partito».

Tra i firmatari, Giancarlo Ricci e Giovanni Bachelet del circolo Trastevere, Marzia Ventimiglia e Massimo Cardone della direzione regionale, Cristiana Alicata della direzione nazionale, e iscritti di vari circoli romani. Ma intanto macchine ferme sulle candidature per le europee, dove figurano big del calibro di Goffredo Bettini (area Renzi), Davide Sassoli (area Franceschini) e Roberto Gualtieri (area dalemian-turca). E non può essere diversamente, spiega Giancarlo Ricci, già tra i promotori del rinnovamento del Pd alla Regione dopo lo scandalo Fiorito: «Lunedì pomeriggio è convocata la direzione regionale per decidere le candidature alle europee. La domanda è: può un organismo illegittimo assumere decisioni legittime e vincolanti? Noi riteniamo di no».