Sessant’anni, venticinque film e dozzine di brani cult: è l’eredità di 007, l’agente segreto (si fa per dire) più famoso del mondo in procinto di reinventarsi per la settima volta dopo il commiato di Daniel Craig. Bond, James Bond, è il nome che attraversa i decenni, dalle storie di Ian Fleming alle star che ne vestono i panni fino ai grandi della musica che firmano gli immancabili titoli di testa. Perché ogni nuovo capitolo ha diritto al suo main theme.

L’UNICA
Dr. No (Agente 007 – Licenza di uccidere), capitolo d’esordio della saga, è stato l’unico film con tre pezzi nei titoli di testa: il classico James Bond Theme, un frammento sonoro con i bonghi e il brano stile calypso Three Blind Mice; nel secondo From Russia with Love (A 007, dalla Russia con amore), il tema del titolo – che compare in apertura in versione strumentale – figura con Matt Monro alla voce, nei titoli di coda. Con il terzo atto, Agente 007 – Missione Goldfinger (Goldfinger), cambia tutto e la canzone originale suonata in apertura detterà lo standard per i capitoli a venire.
Un’audace Shirley Bassey insieme alle tipiche orchestrazioni di John Barry non solo riesce a far funzionare un brano sopra le righe ma lo trasforma in una pietra miliare. La colonna sonora conquista il primo posto della Billboard 200 – non mollerà la classifica per ben 70 settimane – facendo guadagnare alla serie, ancora agli albori, la sua prima nomination ai Grammy. Bassey sarà l’unica ad aggiudicarsi più di un ingaggio, tornando con Diamonds Are Forever (Agente 007 – Una cascata di diamanti) e per il nonsense Moonraker (Moonraker – Operazione spazio).
Nel 1967 tocca a You Only Live Twice (Agente 007 – Si vive solo due volte): Barry vorrebbe che a cantarla sia Aretha Franklin, i produttori chiedono Frank Sinatra, alla fine la scelta ricade sulla figlia Nancy Sinatra reduce dal successo di These Boots Are Made for Walkin’ e pronta a sfornarne un altro.
Due anni più tardi debutta il Bond impersonato da George Lazenby, 007 per una notte. On Her Majesty’s Secret Service (Agente 007 – Al servizio segreto di Sua Maestà), con un arrangiamento più pop rispetto al solito, ospita All the Time in the World (titolo che si rifà alle parole della spia dopo la morte di sua moglie Tracy), l’ultima performance vocale di Louis Armstrong mai registrata. Tornerà, eccezionalmente, in No Time to Die.
Nel 1973 è la volta di Paul McCartney con i Wings: il «title theme» di Live and Let Die (Agente 007 – Vivi e lascia morire) si piazza nella top 10 dei singoli di Usa e Regno Unito. Il brano dell’ex-Beatle, che ritorna in tutti i suoi album live, diventerà il primo tema di un film dedicato all’agente segreto a essere messo in lizza per l’Oscar. Altro pezzo che si aggiudica la nomination (anche ai Golden Globe) è quello di Sheena Easton; succede otto anni dopo con For Your Eyes Only (Solo per i tuoi occhi) e Easton sarà l’unica cantante a fare capolino nei titoli di testa e anche una delle poche a non poter contare sulle strumentali di Barry. Al suo posto, infatti, c’è Bill Conti che ha in mente una colonna sonora tutta Eighties.
Nel 1985 l’approdo dei Duran Duran ridefinisce il concetto di «title theme», aprendo le porte al pop. L’opportunità si presenta grazie all’incontro a una festa tra il bassista John Taylor, grande fan della saga, e il produttore Albert Broccoli. Il brano A View to a Kill (007 – Bersaglio mobile), l’ultimo prima dell’addio del batterista Roger Taylor (che non è parente di John), sarà l’unico a raggiungere il numero 1 della Billboard Hot 100.
Dieci anni più tardi ad accompagnare l’esordio di Pierce Brosnan è Tina Turner. GoldenEye, co-scritto da Bono e The Edge degli U2, raccoglie nei suoni l’eredità di Bassey, pur senza allontanarsi dal solco delle colonne sonore anni Novanta. Entrerà nelle Top 5 di quasi tutte le classifiche d’Europa, per poi confluire nell’album Wildest Dreams. A chiudere il ciclo di Brosnan, invece, ci pensa l’autotune di Madonna. Con il nuovo millennio 007 diventa techno. Generalmente avversata dai fan, Die Another Day (La morte può attendere) vanta il secondo videoclip più costoso della storia: 6 milioni di dollari per ricreare la dinamica del film. La Regina del Pop finisce tra le grinfie dai coreani proprio come l’agente dell’MI6.
Nel 2008 Craig, che ha raccolto il mantello, è in Quantum of Solace. La canzone designata come tema principale, però, si intitola diversamente: prima si pensa a Amy Winehouse, poi Beyoncé, alla fine la scelta ricade su Another Way to Die, unico brano a due mani in tutte le avventure della spia. Il rock di Jack White, alla batteria e alla chitarra elettrica, si fonde con l’anima soul di Alicia Keys, al pianoforte. C’è pure il riff di richiamo al tema classico. Con Skyfall, ventitreesimo capitolo, arriva il primo Oscar (e il Grammy). Adele, campionessa di click su YouTube, nell’anno del cinquantesimo anniversario avvia l’ultimo Bond sulla strada del miliardo di incassi al botteghino. Se la seconda statuetta la vince Spectre grazie a Sam Smith – la sua Writing’s on the Wall scala le classifiche inglesi segnando nuovi record – l’era Craig termina solo con Billie Eilish che, appena diciottenne, consegna il tema di No Time To Die diventando l’artista più giovane ad aver partecipato al franchise. Il pezzo, scritto e registrato durante un tour in appena 3 giorni, fa guadagnare alla serie il terzo Academy Award.

OBIETTIVO MANCATO
Se alcuni ce l’hanno fatta aggiudicandosi gli agognati titoli di testa di un Bond movie, molti non possono dire altrettanto. Tra i «rifiutati» troneggia Johnny Cash: nel 1965, con uno Sean Connery all’apice, la leggenda del country registra la sua versione di Thunderball (Agente 007 – Thunderball Operazione tuono), ma i produttori vogliono qualcosa davvero alla 007 e scelgono Tom Jones. Non esattamente da annoverare tra gli scarti è, invece, il Run James Run di Brian Wilson. Scritto con l’intenzione di essere usato nella saga non venne mai preso realmente in considerazione, finendo per essere ribattezzato Pet Sounds e promosso a title track strumentale di uno degli album più acclamati dei Beach Boys.
Tagliato fuori anche Alice Cooper che, da appassionato, propose la sua Man with the Golden Gun (Agente 007 – L’uomo dalla pistola d’oro) per l’omonimo film con Roger Moore. Inizialmente in pole position, per un giorno di ritardo nella consegna – a detta sua – si vide soffiare il posto dalla scozzese Lulu, ancora sul podio dell’Eurovision. La versione di Cooper apparirà comunque all’interno dell’album Muscle of Love.
Nel pantheon dei temi mancati c’è poi la For Your Eyes Only dei Blondie che cedono il passo a Sheena Easton di fronte a richieste contrattuali irricevibili. Il pezzo finirà in The Hunter, album flop che anticipò di sei mesi lo scioglimento della band. Altro rifiuto lo incassano i Pet Shop Boys, che si fecero avanti per lo 007 di Timothy Dalton. Il duo puntava addirittura all’intera colonna sonora e per questo registrò una serie di tracce strumentali (ancora reperibili in giro per il web). La palla andò ai norvegesi a-ha – ancora sull’onda di Take on Me – e la demo James Bond #1 dei Pet Shop Boys si trasformò in This Must Be the Place I Waited Years to Leave sull’album Behaviour. La menzione speciale però va di diritto ai Radiohead, che si prendono ben due no nella stessa occasione. Durante l’incisione del loro nono album vengono contattati dalla produzione di Spectre per i main title, ma niente da fare. Si vedono prima bocciare Man of War, registrata negli anni Novanta perciò non papabile per gli Oscar, e poi l’inedito, escluso dal montaggio finale perché troppo dark. Quando si dice licenza di uccidere.