Una donna in nero si guarda attorno, sola, al centro della scena, sulle note di un pianoforte. Si muove nel buio rischiarato da piccole luci. Di corsa entrano altri danzatori. La musica cambia registro, sciabola per lo spazio, diventa battente, seduttiva. La donna al centro è quasi travolta dagli altri, ma è questione di poco. Il moto della danza da solitario e caotico diventa armonico, circolare, collettivo. I danzatori ruotano su se stessi come fossero dervisci per poi dare il via a una magnetica coreografia di contatto che trasformerà la scena in un’utopia sociale di condivisione. È la visione che...