Sembra ridimensionarsi l’entità dello sconto assunzioni messo in preventivo per la prossima manovra: i limiti imposti dalla Ue e la scarsità di risorse starebbero spingendo il governo a ridurre da tre anni a due gli sgravi contributivi, e a fermarsi ai 29 anni come età limite, rispetto ai 32 inizialmente previsti e caldeggiati. Intanto si fa più insistente il pressing dei sindacati per rendere più dignitoso ed equo l’Ape social per le donne: estendere a tutte le lavoratrici quanto il ministro del Welfare Giuliano Poletti ha per il momento promesso solo per 4-5 mila. È stato confermato poi che dal 2019 cambierà il sistema di rivalutazione degli assegni, non tutti allo stesso modo, ma per scaglioni.

PER QUANTO RIGUARDA il primo punto, ovvero la decontribuzione al 50% prevista per i giovani neo assunti (tetto massimo 4.030 euro ogni anno), è emerso ieri che la Ue potrebbe considerare regolare solo uno sconto fino ai 29 anni – considerata fascia «debole» – mentre se si giungesse fino a 32 potrebbe scattare la violazione per aiuto di Stato discriminatorio rispetto alle persone di età superiore. Quanto alla durata dello sconto, dipenderà appunto dalle cifre sul piatto: se si avranno meno degli 1,5-2 miliardi stimati necessari per lo sgravio triennale, bisognerà fermarsi a uno sconto per due anni. Dopo, a partire dal 2020 o 2021, si pensa al momento a un taglio generalizzato di un punto percentuale della quota contributiva a carico del lavoratore.

Pensioni, nota dolente. Ieri Cgil, Cisl e Uil hanno insistito in coro perché l’anticipo social venga esteso a tutte le donne e perché sia rivista l’aspettativa di vita. «Il governo non ha proposto una riforma delle pensioni – dice la segretaria Cgil Susanna Camusso – Invece di risponderci rispetto alla possibilità di creare un sistema flessibile che non continui ad allungare l’età pensionabile, ha proposto di allargare un po’ l’Ape social che riguarda alcune categorie molto specifiche. Il governo non capisce che il sistema non regge e va cambiato».

«LE DONNE ITALIANE sono quelle che vanno in pensione più tardi rispetto al resto d’Europa e proprio per questo nell’accordo raggiunto più di un anno fa con il governo, abbiamo condiviso un punto ben preciso e cioè che l’aspettativa di vita va rivista», le fa eco la segretaria della Cisl Annamaria Furlan.

Domenico Proietti, della Uil, definisce «insufficiente» la proposta del governo, e contropropone di «prevedere 12 mesi di anticipo rispetto all’età legale per l’accesso alla pensione di vecchiaia per tutte le lavoratrici che abbiano avuto o adottato un figlio». «Tale anticipo – aggiunge – va accresciuto di 4 mesi per ogni figlio oltre il primo, fino a un massimo di 2 anni. Nel contempo va ridotto l’importo soglia per l’accesso alla pensione contributiva anticipata a 63 anni e 7 mesi. Questo importo deve scendere da 2,8 ad almeno due volte l’assegno sociale». Ancora, vanno aumentati del 50% i contributi accreditati per i congedi di maternità, portando da uno a 1,5 volte la loro valutazione».

CAMBIA INFINE la rivalutazione degli assegni pensionistici, che era stata contingentata negli anni della crisi. A partire dal 2019 il recupero sarà confermato AL 100% per la parte di pensione entro le tre volte il minimo. In caso di assegni che superino i 1.505 euro al mese (calcolo fatto sulla base del trattamento minimo del 2017 che è di 501,89 euro), ci sarà una rivalutazione parziale sulla base di altri due scaglioni. È prevista la rivalutazione al 90% per quelli tra tre e cinque volte il minimo (tra 1.500 e 2.500 euro al mese circa), mentre l’ultima fascia, oltre le cinque volte il minimo, sarà rivalutata al 75%. Ci guadagneranno, in proporzione, gli assegni più alti, fino al 2018 più penalizzati.

Si tenta così anche di sminare la polemica sulla mancata rivalutazione in vista della decisione della Corte costituzionale, il 24 ottobre, sul «bonus Poletti». La Consulta dovrà infatti decidere sulla scelta del governo di restituire ai pensionati cui era stata bloccata la rivalutazione per due anni (2012-2013) dal Salva Italia, solo il 12% della mancata perequazione.