Le consulenze del sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi arrivano in Parlamento. Secondo quanto rivelato dal Fatto Quotidiano, Sgarbi avrebbe accumulato apparizioni «a gettone» raccogliendo in dieci mesi trecentomila euro e approfittando della sua carica per avere benefit e agevolazioni negli spostamenti.

Il Movimento 5 Stelle ha depositato alla Camera una mozione che impegna il governo ad avviare le procedure di revoca della sua nomina a sottosegretario. Il suo comportamento, recita il testo, «svela una condotta grave, di natura dolosa, attraverso cui il sottosegretario ha abusato dei suoi poteri e violato i suoi doveri». Oltre al M5S, anche Pd e Alleanza Verdi Sinistra chiedono al ministro della cultura Gennaro Sangiuliano di riferire sulla faccenda in aula. «I cittadini si aspettano ‘disciplina e onore’, come recita la Costituzione, da chi ricopre incarichi pubblici – dice Elisabetta Piccolotti di Avs – Sgarbi fa da tempo tutto il contrario, è il simbolo di indisciplina e disonore, e non può fare il sottosegretario al servizio delle persone se fa l’imprenditore al servizio dei propri interessi privati, abusando del suo ruolo per farsi pagare per discorsi e ospitate. Le sue dimissioni sono inevitabili». Il ministro si definisce «indignato» e sostiene di aver già scritto all’Antitrust. L’Autorità conferma di aver ricevuto dagli uffici di Sangiuliano la documentazione relativa alla vicenda che vede coinvolto il sottosegretario Vittorio Sgarbi. L’Antitrust conferma di aver iniziato immediatamente l’esame della documentazione ricevuta. Da Palazzo Chigi fanno sapere che Giorgia Meloni analizzerà le carte «appena le sarà possibile». Ma trapela che non ci sono «decisioni drastiche» all’ordine del giorno. «Lo vedevo andare in giro a fare inaugurazioni, mostre e via dicendo. Ma mai avrei pensato che si facesse pagare per queste cose» ha detto Sangiuliano al Fatto, anche se Sgarbi sostiene che l’intervista al ministro sia «un falso».

Al momento queste vicende non avrebbero rilevanza penale, dunque non c’è alcun fascicolo aperto su questo fronte. Diverso il caso che ruota attorno all’acquisto all’asta di un quadro, per il quale Sgarbi sarebbe indagato per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. I pm gli contestano di aver acquisito un dipinto all’asta facendo figurare la fidanzata Sabrina Colle come acquirente con denaro di una terza persona-Il tutto allo scopo di mettere l’opera al riparo di aggressioni del fisco, visto che il critico d’arte ha circa 715 mila euro di debiti con l’Agenzia delle entrate. Sotto accusa c’è l’acquisto dell’opera «Il giardino delle fate», dipinta nel 1913 da Vittorio Zecchin, acquistata dall’ormai defunto Corrado Sforza Fogliani, avvocato, banchiere, ex presidente di Confedilizia e vicepresidente dell’Abi. «Il dipinto è stato donato alla mia fidanzata, come risulta da bonifico. Avrà diritto di avere un quadro?» si difende Sgarbi.