Partiva sfavorito Matteo Biffoni nella seconda città più popolosa della Toscana, la terza dell’intero centro Italia. Eppure il giovane ricandidato sindaco dem si è trovato in vantaggio di 10mila voti dopo il primo turno delle elezioni comunali, e all’odierno ballottaggio potrebbe farcela a riconquistare il Palazzo Comunale. C’è comunque ancora molta incertezza sotto i monti della Calvana, perché quella di Prato resta una sfida all’ultimo voto.
A riprova, Matteo Salvini è tornato in città anche giovedì per sostenere Daniele Spada, acclamato in piazza da quasi tremila sostenitori. Una risposta adeguata al bagno di folla registrato il giorno prima da Biffoni, che peraltro di fronte all’arrivo del leader leghista era stato pronto a solleticare l’orgoglio dei concittadini: “Noi non abbiamo bisogno del soccorso di un politico che viene da fuori, siamo Prato e Prato parla con il suo sindaco, non si trincera dietro nessuno perché questa comunità non se lo merita. Non abbiamo bisogno di qualcuno da fuori che ci venga a spiegare cosa fare. E abbiamo bisogno di altro che del racconto delle paure”.
A decidere la sfida conteranno fattori come l’affluenza alle urne, che il 26 maggio scorso è stata del 68,5%, con 27mila pratesi che non sono andati a votare, mentre 40mila hanno scelto Biffoni e 30mila Spada. Poi la fidelizzazione del proprio elettorato, e qui il Pd locale ha riscoperto una compattezza di partito che ha portato 300-400 volontari e volontarie, di tutte le età, pronti a fare campagna per Biffoni con volantinaggi porta a porta e ai mercati, in ogni quartiere e in ogni frazione cittadina. Infine le alleanze, dove invece è Spada a poter contare qualche numero in più: sul palco, con Salvini, la sua proconsole toscana Susanna Ceccardi e l’ex sindaco Roberto Cenni, c’erano tre candidati “civici” (Marilena Garnier, Aldo Milone ed Emilio Paradiso), il cui complessivo 8,7%, pari a 7.800 voti, andrà ad arricchire il carniere del funzionario della Confcommercio locale. Anche se in questo ballottaggio non ci saranno apparentamenti, né da una parte né dall’altra.
Nella campagna elettorale supplementare, Spada ha abbandonato i toni “morbidi” che lo avevano contraddistinto in precedenza. Ad esempio sui social ha iniziato a criticare la comunità cinese, fatta sempre più di giovani di seconda o terza generazione, pratesi a tutti gli effetti, accusandola di “poca voglia di integrarsi”. Al tempo stesso, con un cortocircuito logico, ha postato: “Se vince Biffoni, Marco Wong e Teresa Ling entreranno in consiglio comunale: siete sicuri che sia questo il futuro della vostra città?”.
Né Spada né Biffoni hanno invece affrontato lo scandalo dei due sindacalisti di base Luca Toscano e Sarah Caudiero, dei Si Cobas, che hanno ricevuto il foglio di via dall’ineffabile questore Cesareo, per aver sostenuto la sacrosanta lotta degli operai pakistani di alcune imprese a conduzione cinese (DL, Tintoria Fada, Gruccia Creation), tesa al rispetto del contratto di lavoro, cancellato da uno sfruttamento che parla di 84 ore “sul pezzo” sette giorni su sette, senza ferie e senza malattie pagate. Dopo una mozione di Tommaso Fattori e Paolo Sarti di Toscana a Sinistra, raccolta da Enrico Rossi, sono intervenuti Ispettorato del lavoro e Asl. Ma l’argomento è rimasto tabù nel confronto elettorale.
Ben più corposo, in termini di consensi, il tema del progettato aeroporto intercontinentale di Peretola caro al binomio Renzi&Carrai, che impatterebbe massicciamente sull’intera Piana tra Firenze e Prato, città compresa. Qui Biffoni è stato fra i protagonisti istituzionali di una opposizione che lo ha portato in conflitto con i maggiorenti del suo partito (Rossi, che lo ha tacciato di “grillismo”, Nardella, Bonafè ecc), ma che ha riscosso l’apprezzamento generale dei suoi concittadini. Compreso quel 7% che ha votato M5S, e che insieme ai voti raccolti dalle liste di sinistra potrebbe oggi risultare decisivo. Al pari del dichiarato appoggio ricevuto da Arci, Cgil e Anpi. Con quest’ultima pronta a invitare, con un messaggio diretto anche a Prefettura e Questura, “a un voto antifascista, perché l’antifascismo non è un’ideologia ma un sentire comune, frutto della nostra Costituzione”.