Restare fuori dalle melense consolazioni di popolo o dai siparietti che mantengono viva la maniacale visibilità di gregge, e allo stesso tempo dimostrare di essere vivi nell’imperante conformismo spettacolare, dovrebbe essere l’attitudine dell’artista. Giorgio Canali è così, senza inganni, diretto, scontroso quando esce dalle zone d’ombra e va incontro all’apocalisse. In quest’anno mefistofelico, Venti è il titolo del suo nuovo album con i Rossofuoco. Si prende tutte le libertà liriche di un cantautore, manda affanculo, liquida servi e stronzi ma nelle forme magnetiche del rock (Morire perché, Inutile e irrilevante). Le parole imperversano sul punto con iperboli poetiche e polemiche, possano essere condivise o meno. Questa volta però, sarà la lunghezza (20 tracce), le canzoni si caricano di un’energia brutale e di sensazioni crepuscolari ma poi a tratti sembrano non trovare lo sfogo liberatorio di altri suoi dischi (Acomepidì, Come quando non piove più). La malinconia e l’incazzatura sono sempre le sue, uniche e potenti, la formula in certi casi comincia a sentire la stanchezza.
Servi e potenti verso l’apocalisse
Note sparse. Con i Rossofuoco torna Giorgio Canali per un album composto da venti canzoni. Tra malinconia e incazzatura...
![Servi e potenti verso l’apocalisse](/cdn-cgi/image/width=1400,format=auto,quality=85/https://static.ilmanifesto.it/2020/12/16vis1solowebgiorgio-canali-ph.montanari-dsc5184-web.jpeg)
Giorgio Canali - foto Montanari
Note sparse. Con i Rossofuoco torna Giorgio Canali per un album composto da venti canzoni. Tra malinconia e incazzatura...
Pubblicato 4 anni faEdizione del 16 dicembre 2020
Pubblicato 4 anni faEdizione del 16 dicembre 2020