Silvio Berlusconi fa sospirare l’inevitabile «passo di lato», perché passi indietro il vocabolario di Arcore non ne prevede. Poi lascia, poco dopo le 19, con un’uscita di scena da manuale del berlusconismo, assicurando di aver verificato «l’esistenza di numeri sufficienti per l’elezione». Se si ritira è per generosità, non perché sconfitto. Per «responsabilità nazionale», la nazione avendo oggi «bisogno di unità». Non manca neppure l’autocitazione, con studiato passaggio sull’Italia «Paese che amo». Contrariamente alle attese non fa proposte il Cavaliere ferito. Promette solo, bontà sua, di lavorare con gli altri leader per concordare una proposta. Un nome però Berlusconi lo...