Nel cuore dell’Europa, ancora una volta, si è uccisa la Pace. La folle guerra va fermata. Prima di tutto la Pace, la libertà e l’autodeterminazione dei popoli. Non ci trascineranno ad indossare l’elmetto, non saremo mai tifosi o partecipi di una guerra cruenta che si doveva e si poteva evitare in questi trent’anni con la politica, la diplomazia, il negoziato, con la lungimiranza di chi ricopre ruoli istituzionali nazionali e internazionali.
Resteremo persone pacifiche, pensanti e rifuggiremo il manicheismo, la retorica dei guerrafondai, l’opportunismo ipocrita e vigliacco di coloro che facevano e fanno affari con gli oligarchi di quel paese, che esprimono il peggio del liberismo, selvaggio e antipopolare sulle spalle dei lavoratori e di gran parte del popolo russo.
Siamo stati contro il massacro della guerra nell’ex Jugoslavia, contro chi erroneamente la considerava una «contingente necessità», contro l’intervento armato in Afghanistan e in Iraq, contro tutte le altre guerre mistificanti, fatte per interessi e motivi di dominio.
Questa aggressione non avviene come un fulmine a ciel sereno ma, come dice il nostro segretario generale Maurizio Landini, «fa parte di una strategia precisa che è figlia di un crescendo di logiche populiste, sovraniste e nazionaliste degli ultimi anni».
La priorità è far tacere le armi, far vivere e imporre la politica e il negoziato, inviare aiuti alimentari e sanitari, aprire corridoi umanitari ai profughi, esprimere vicinanza e solidarietà al popolo sotto bombardamento, applicare pesanti sanzioni mirate a colpire le oligarchie e gli affari e non la popolazione. È sbagliato e incomprensibile che l’Europa, e soprattutto l’Italia, che nella sua Costituzione «ripudia la guerra», abbiano deciso di inviare armi e sostegno militare all’Ucraina, dando persino parere favorevole alla costituzione e all’intervento di fantomatiche «brigate internazionali»: così si entra direttamente in guerra, si incentiva e si prolunga la natura armata dello scontro, si amplia il conflitto e la sofferenza di un popolo, sino alle inimmaginabili conseguenze di un possibile utilizzo delle armi atomiche. Le armi non sono la soluzione, ma benzina sul fuoco distruttivo disumano della guerra, dove a pagare il prezzo più alto saranno ancora la parte più povera della popolazione, i bambini e le persone più deboli.
Siamo, come Cgil, per lottare, manifestare per la Pace contro la guerra, insieme a tutte le associazioni pacifiste, ambientaliste, antifasciste, con tutte e tutti coloro che ripudiano la guerra. Nella tragica situazione bisogna scegliere la strada del disarmo, a partire da quello nucleare, abiurando la pazzia della corsa al riarmo anche in paesi come la Germania che finora avevano fatto una scelta diversa. Siamo per un rilancio del valore dell’internazionalismo del movimento dei lavoratori, per la riconversione produttiva delle fabbriche di armi, contro i profitti enormi della loro commercializzazione. Non si investano le risorse economiche europee per gli armamenti ma per il progresso, la giustizia sociale e la civiltà!
Questa guerra, come altre, per dirla con Gino Strada «piace a chi ha interessi economici, che se ne sta ben distante dalle guerre. Le guerre vengono dichiarate dai ricchi e dai potenti che poi ci mandano a morire i figli dei poveri».
Non ci rassegnamo alla guerra e vogliamo riappropriarci della Pace. Siamo per l’utopia del possibile e, come diceva il Presidente Pertini, siamo fermamente, convinti che occorre «svuotare gli arsenali e riempire i granai».
Vogliamo costruire il progresso reale e la giustizia sociale, e consegnare la vivibilità e la bellezza del nostro pianeta e un futuro migliore alle nuove generazioni. Dobbiamo mobilitarci per l’immediata convocazione di una nuova Conferenza per la pace e la sicurezza in Europa. La Pace si fa togliendo spazio alle armi, con il riconoscimento e il dialogo tra tutte le parti in causa.
La Cgil tutta saprà, come sempre, dare voce e rappresentanza al patrimonio umano, di civiltà e di solidarietà tra uguali che innerva ancora il paese, per contribuire ad affermare la pace e i principi fondanti della nostra costituzione.

* Direttivo Nazionale Cgil