Salvo ripensamenti nella notte, oggi l’apertura della stagione sinfonica del teatro San Carlo di Napoli sarà rinviata. I lavoratori restano in assemblea perchè protestano contro il Dl «Valore Cultura» approvato al Senato. L’iter alla Camera inizierà il primo ottobre.

«Le norme che riguardano il fondo per gli enti lirici – spiegano i lavoratori – consentono l’accesso alle risorse solo a patto che vengano tagliati gli stipendi delle maestranze, su cui si scaricano così gli oneri delle decisioni della dirigenza. Non è possibile che Giorgio Napolitano si venga a sedere a teatro ad ammirare il nostro lavoro e poi torni a Roma a firmare la conversione in legge di un decreto che ci mette per strada». Ieri la trattativa è proseguita ad oltranza, mentre il ministro dei Beni culturali Bray premeva per far alzare il sipario.

Il decreto legge prevede l’accesso ad un fondo di 75 milioni di euro per le fondazioni lirico-sinfoniche con problemi di bilancio. A condizione di presentare un piano di rientro che includa il taglio della retribuzione di secondo livello, cioè delle indennità come turni e festivi. La scure si abbatterà sugli artisti, sui tecnici e gli amministrativi. Per queste ultime categorie la norma indica l’impegno a ridurre fino al 50% il personale, che potrà essere trasferito all’Ales spa (ente in house del Mibac).

Questa sarebbe un’occasione per il Maggio Musicale Fiorentino o il Carlo Felice di Genova, entrambi in crisi. Secondo il ministero la media degli stipendi lordi annui per i tecnici e gli amministrativi è di 44mila euro: «Non dicono però – proseguono i lavoratori del San Carlo – che nella media rientrano anche lo stipendio dei Soprintendenti, dei loro segretarie e dei consulenti. Qui un macchinista con 15 anni di servizio, moglie e due figli a carico in un anno porta a casa lordi 27 mila euro. Cioè più o meno 1.550 euro al mese da cui vogliono toglierci 450 euro». Un ballerino solista arriva a prendere 1.600 euro che, con il taglio, si ridurrebbe a circa 1.200. «Falegnameria, costumisti, attrezzisti, macchinisti, tecnici di palco, siamo l’orgoglio della categoria e potremmo dare lezioni ai colleghi italiani e stranieri».

I lavoratori raccontano le tournée del San Carlo: «Ci dicevano che a Hong Kong sono all’avanguardia dal punto di vista tecnologico, peccato che senza di noi non ci sarebbe stato lo spettacolo. Abbiamo avuto i complimenti da tutti. In Oman sono davvero all’avanguardia, ma nessuno sapeva equilibrare gli elementi di scena come noi. Magari con il decreto, grazie all’Ales, finiamo a fare gli uscieri da qualche parte».

«L’organico è già ridotto all’osso – spiega Franco Spizzica – su circa 340 lavoratori, 190 è la massa artistica, il resto tecnici e amministrativi. Con un taglio del 50% è semplicemente impossibile andare in scena».
Il sindaco Luigi De Magistris, presidente del Cda del San Carlo, «i lavoratori non possono pagare responsabilità non riconducibili a loro». Di ritorno ieri da San Pietroburgo dove il lirico ha riscosso 10 minuti di applausi con i Carmina Burana, ha promesso di discuterne oggi con Napolitano che sarà in città per il 70esimo anniversario delle Quattro giornate. Il Cda è già stato convocato per il primo ottobre.

La soprintendente Rosanna Purchia ha spiegato che la decisione sull’adesione del San Carlo al fondo di 75 milioni non è stata ancora presa. Ieri però è arrivato un comunicato dal Mibac che conferma questa prospettiva. Lo stesso provvedimento attribuisce ai teatri economicamente virtuosi, come il San Carlo, «risorse aggiuntive».

L’origine delle difficoltà del teatro, che ha inanellato cinque bilanci in attivo di fila, derivano dalla scarsa liquidità di cassa. Il comune è in regola con i finanziamenti deliberati (un milione nel 2012 già erogato), manca all’appello il 2013. La regione è in regola: nel 2012 ha contribuito con 3milioni 300mila (che arrivano quasi a 30milioni con i finanziamenti Ue). I fondi Fus sono regolari ma decurtati di 4 milioni ogni anno per rientrare del vecchio debito che lo stabile aveva accumulato con l’Enpals. Ci sono problemi con la traballante provincia.

La Cgil chiede di far alzare il sipario oggi anche se «la responsabilità è di pertinenza del sindaco e del Cda del San Carlo che, nonostante sia stato più volte sollecitato nelle ultime due settimane verbalmente e per iscritto a convocare i sindacati, si è sempre rifiutato».