Se si vuole raccontare la biografia di «C’era una volta in America», l’ultimo film di Sergio Leone pensato, vagheggiato, inseguito, realizzato nel corso di diciotto anni dal 1966 al 1984, quando viene presentato al Festival di Cannes, bisogna ricostruire i retroscena del progetto più complesso del regista, moltiplicando gli incontri con i testimoni della grande avventura. Sta lavorando all’edizione di «Il buono, il brutto, il cattivo» quando s’imbatte in «Mano armata», il romanzo di Harry Grey sull’ascesa e il declino di due gangster ebrei newyorkesi, Noodles e Max, gli amici inseparabili che saranno divisi da una donna. Chi era Harry...