In un brevissimo epigramma (tre versi introdotti da un titolo ironicamente lapidario: C’è un Montale per tutti) Giorgio Caproni asseriva che «ciascuno ha il suo Montale, ritagliato a misura. / Vale quello che vale, / secondo natura e statura». Nel 1976 lo «scherzetto» caproniano rimarcava, a ottant’anni dalla nascita del poeta genovese, sia la varietà di una produzione che dagli Ossi di seppia a Satura ha mutato tono, modelli e forme, sia la centralità della lezione poetica di Montale per il nostro Novecento. Va da sé che in un volume rivolto a indagare la tradizione novecentesca, pur attraverso sondaggi mirati...