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Serata unica per Elio Pagliarani

Serata unica per Elio PagliaraniElio Pagliarani

Vaiviaviva Una serata "clandestina" al Vascello in occasione dell’uscita del libro "Il teatro di Elio Pagliarani" a cura di Gianluca Rizzo

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 5 aprile 2014

In città ci sono serate ufficiali, molto pubblicizzate, alcune belle altre decisamente meno, di cui una a cui ho assistito mercoledì, all’Auditorium Parco della Musica, che funziona a pieno ritmo e con successo, il concerto-spettacolo Sangue di e con Pippo Delbono con la grandissima, straordinaria, bella Petra Magoni e Ilaria Fantin (liuto,opharion, oud e chitarra elettrica) e «l’anima salva» Bobò, (attore feticcio di Delbono sordo muto e scampato a quarant’anni di manicomio). Bello, veramente. Poi ci sono in città serate clandestine ai più, non annunciate neanche sui tamburini, teatri che si riempiono solo col passaparola, verbale o digitale che sia, senza produzioni né protezioni, altrettanto belle. Il 31 marzo ho partecipato insieme a molti altri a Serata unica al teatro Vascello, gentilmente messo a disposizione da Manuela Kustermann, una delle pochissime donne coraggiose che resiste stoicamente nella gestione del suo bellissimo spazio, all’omaggio al teatro di Elio Pagliarani in occasione dell’uscita del libro Il teatro di Elio Pagliarani a cura di Gianluca Rizzo, ed. Marsilio. Per Pagliarani il teatro ha un importanza speciale come scrisse nel 1965 in occasione di una prima messa in scena (compagnia dei Novissimi diretta da Piero Panza e Toti Scialoja) dei suoi testi insieme a quelli di Giordano Falzoni, Nanni Balestrini e Alfredo Giuliani (tutti del gruppo 63): «1)Il teatro, parafrasando Eliot, è il tramite ideale, il mezzo più diretto per verificare la capacità di provocazione della poesia. 2)La crisi del personaggio è crisi di linguaggio: cominciamo da qui. 3) Cominciando, abbiamo vari linguaggi al posto dei vari personaggi. 4) I personaggi si scontrano, cioè si drammatizzano, nell’azione; i linguaggi nel significato. 5)La ripetizione si oppone frontalmente, Kierkegaard, alla reminiscenza: nonché rifiutare la malinconica blandizie del rimpianto, si fa piuttosto ossessione, trauma, lapsus, corrosione. Dicono anche che la ripetizione è l’atto col quale l’uomo prende su di sé la propria colpa. (E Artaud, e la tragedia? Un’altra volta.). 6) La crisi del personaggio (esaurimento dello psicologismo eccetera) postula uno straniamento oggettivo della recitazione: dal coro alla danza al balletto, coro danza balletto brechtiamanete stravolti, appunto. Il teatro verifica l’interdisciplinarietà delle arti. Lapalisse». Un vero manifesto. La serata unica, diretta da Simone Carella e condotta da Andrea Cortellessa, ogni intervento non superava i dieci minuti, si è svolta così: hanno introdotto Cetta Petrollo, moglie di Pagliarani, e Cortellessa; Balestrini ha letto la sua poesia In ricordo di Elio Pagliarani; Alessandro D’alessandro ha suonato con la fisarmonica; Manuela Kustermann e Alberto Caramel hanno letto un pezzo da Le sue ragioni; Patrizia Sacchi con Carola de Berardinis, Cosimo Cinieri, Massimo Napoli e Irma Immacolata Palazzo Pelle d’asino; Luca Archibugi con Veronica Zucchi, Arianna Ninchi, Chiara Iuliucci e Danilo Garraffa La merce esclusa; Luca Venitucci ha suonato la fisarmonica; Luigi Ballerini ha letto Semaforo Rosso; Patrizia Bettini , Guidarello Pontani, Gilda Policastro, Marco Solari, Alessandra Vanzi e Venitucci (fisarmonica) La bella addormentata; un’azione video con musica di Areta Gambaro tratta da Le sue ragioni; Maria Grazia Calandrone, Lidia Riviello e Luigi Rigoni La bestia di porpora o poema d’Alessandro; Cortellessa, Vincenzo Ostuni, Francesco Muzioli, Tommaso Ottonieri, Venitucci, Riviello introdotti da Balestrini Il Faust di Copenaghen; ha chiuso Guidarello Pontani con il monologo di Didio Giuliano da L’impero all’asta. Nonostante la clandestinità dell’evento, il teatro, per fortuna, si è riempito, e tutto è andato bene, perché come ha scritto Pagliarani: «A teatro è il fiato dello spettatore che dà fiato all’attore. Lo so per via che ogni tanto recito versi: io vario, essi variano, in funzione di ascolta e viceversa. (E posso anche diventare bellissimo)».

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