Piantare tende e occupare lo spazio pubblico per protesta è un atto politico intelligente sperimentato da Occupy Wall Street negli Stati Uniti, l’«acampada» del Movimento 15 in Spagna, Gezi Park a Istanbul a partire dal 2011. La pratica è stata reinventata negli ultimi giorni prima da Ilaria Lamera , studentessa di Ingegneria ambientale al Politecnico di Milano, sostenuta dalla lista universitaria «Terna sinistrorsa». Poi, tra gli altri, dall’Unione Giovani di Sinistra Italiana, da Sinistra universitaria, dall’Unione degli Universitari e dalla rete «Cambiare Rotta». E sta conoscendo un’espansione negli atenei di diverse città: Sapienza di Roma, Padova, Perugia, Bologna, Torino, Pavia, Cagliari e altre.

È INTERESSANTE comprendere la logica politica di una mobilitazione che nasce in un momento di profonda disillusione collettiva. Il suo impianto trasversale articola differenti questioni tenute separate nella società dello spettacolo e contesta la gerarchia sociale capitalistica tra diritti individuali e sociali, culturali e materiali. In questa cornice la mobilitazione colpisce l’immaginario ed è capace di creare metafore significanti: il caro-affitti lascia senza un tetto gli studenti taglieggiati dai proprietari di casa che li mettono in concorrenza con i turisti tramite le piattaforme come Airbnb. Parla dell’emergenza salari in un paese in cui sono fermi dagli anni Novanta e oggi sono crivellati dall’inflazione. Solleva il problema del diritto allo studio negato. Le residenze universitarie (poi ci sono le borse di studio, un’altra piaga) in Italia ci sono solo 39 mila posti letto a disposizione per 800 mila studenti fuorisede. E tutelano il 5,2% degli iscritti all’università. In questo quadro il governo Meloni non ha rifinanziato il fondo che aiuta a pagare le spese per l’affitto previsto da una legge del 1998. Draghi lo aveva portato a 330 milioni di euro. Il taglio al fondo è stato fatto altre cinque volte, ma l’ultima di Meloni è stata devastante. Il viceministro delle Infrastrutture Galeazzo Bignami (Fratelli d’Italia) ha detto il 17 marzo che il fondo è stato usato per pagare i sostegni alle famiglie impoverite e alle aziende colpite dagli aumenti dell’energia. Sarà rifinanziato «se ci saranno avanzi di bilancio». Un esempio delle idee intempestive, e inopportune, di questo governo.

LA PROTESTA DELLE TENDE collega il diritto allo studio alla più generale assenza decennale di politiche pubbliche per la casa in un paese dove lo Stato sociale è stato inteso, a cominciare dal «centro sinistra», come un portatore d’acqua del mercato immobiliare. Così facendo offre ai movimenti per il diritto all’abitare, e ai sindacati degli inquilini, la possibilità di amplificare le loro ragioni. Non a caso ieri dalla Cgil-Sunia a Asia-Usb, l’Unione degli inquilini e i movimenti per la casa hanno comunicato la loro solidarietà.

GLI STUDENTI universitari stanno dicendo la verità su una delle imposture del «Piano nazionale di ripresa e resilienza» (Pnrr): il fondo per l’«housing universitario» che destinerà 660 milioni di euro per la creazione di 47.500 nuovi posti letto per gli studenti indirizza le risorse a operatori privati in partenariato con le università. Dopo il 2026, sempre che qualcuno riuscirà a spendere le risorse stanziate, gli studenti si troveranno a pagare i costi maggiorati ai privati. Questi ultimi dovranno infatti gestire le strutture a loro spese.

È LA LOGICA neoliberale che caratterizza l’intero piano al quale i partiti hanno affidato il proprio destino, scambiandolo per quello del paese. Conviene ricordare questi dati di fondo perché l’opposizione sfida il governo ad applicare il «Pnrr» in maniera del tutto acritica – siamo ancora all’«agenda Draghi». E il governo, del tutto impreparato, sta svuotando il mare con un cucchiaio. Ieri ha detto che ha stanziato 400 milioni di euro per nuovi posti letto e 500 milioni per le borse di studio. 7.500 posti letto previsti dal «Pnrr» sono stati assegnati. Entro tre anni lavorerà per altri 52.500. Nel frattempo, i prezzi degli affitti possono crescere liberamente. È il realismo capitalista, bellezza. Nessuna idea di regolazione del mercato, nemmeno l’ombra di un riformismo timidamente non social-liberista.

LA PROTESTA delle tende ha creato le premesse dello scontro politico tra il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara e i sindaci di centrosinistra da una parte e tra lo stesso Valditara e la ministra dell’Università Anna Maria Bernini dall’altra. Dopo un anomalo silenzio durato settimane, prima del quale il ministro dell’Istruzione «e del merito» si era più volte esibito in dichiarazioni politicamente inopportune con effetti devastanti per il suo governo, ieri Valditara ha pensato di dire qualcosa di originale, alla sua maniera.

«IL PROBLEMA del caro affitti è grave – ha detto – Tocca le città governate dal centrosinistra: nelle città dove ci sono gli accampamenti degli studenti non sono state attivate dalle giunte comunali politiche a favore dei giovani e degli studenti per offrire loro un panorama abitativo decoroso». Tutto questo mentre la collega all’università Bernini si è spesa in dichiarazioni, e suggerimenti alla stampa, in cui si impegnava anche con gli stessi comuni a trovare una qualche soluzione al caro-affitti posto dagli studenti. Un cortocircuito in un governo che sbanda ogni qualvolta incontra un movimento, anche simbolico, di opposizione.
È seguita una pioggia di reazioni indignate, e scocciate, rispetto alla strumentalità evidente delle considerazioni di Valditara che è parso ignorare il fatto che la competenza sul diritto allo studio, e dunque sulle residenze universitarie, è contesa tra Stato e regioni. «Se la sua frase è frutto di una riflessione profonda credo che con questa affermazione il ministro Valditara illumini il paese rispetto a quello che lui è» ha detto il sindaco di Milano Beppe Sala. «Dov’era mentre il suo governo votava a dicembre l’azzeramento del fondo nazionale affitti? Non c’è limite alla vergogna» ha risposto quello di Firenze Dario Nardella. «Un penoso scaricabarile» ha aggiunto il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. «Smetta di parlare e si metta a lavorare» ha detto il sindaco di Bologna Matteo Lepore.

«CI SONO MOBILITAZIONI anche nei comuni di Pavia e Perugia che sono amministrate da giunte di destra, all’interno di Regioni governate dalla destra» ha osservato Simone Agutoli dell’Udu. «È assurdo che Valditara sia in grado di strumentalizzare un’emergenza, come quella abitativa, per soli fini politici – sostiene Paolo Notarnicola (Rete Studenti Medi) – Sse vuole davvero avere un ruolo sulla crisi abitativa lo faccia all’interno del Consiglio dei ministri chiedendo misure tempestive». «Come studenti delle scuole superiori – ha detto Giorgio Carratta (Rete degli Studenti Medi) – Non possiamo non constatare quanto il diritto ad un futuro dignitoso per le nuove generazioni sia costantemente bistrattato».

UN NUOVO ORDINE del discorso è stato creato. La maggioranza e l’opposizione sono state costrette a misurarsi con problemi evocati in maniera retorica. Per Elly Schlein (Pd) il taglio dei 330 milioni al fondo affitti è stato «un errore madornale». «Gli sfratti sono un dramma che giorno dopo giorno coinvolge sempre più famiglie colpite duramente dall’impennata delle rate dei mutui» ha detto Giuseppe Conte (Cinque Stelle). I capigruppo leghisti Molinari e Romeo hanno rinfacciato al Pd di non avere fatto nulla di significativo sull’emergenza abitativa quando era al governo. Ma hanno rimosso il «loro» taglio al fondo affitti. Tutti hanno una responsabilità nel disastro. Solo che nessuno se ne prende il peso, ovviamente. Agli studenti, e non solo a loro, conviene mettere le tende. Nonostante la pioggia, la bella stagione arriverà.