È da un po’ che non gira più la domanda: perché scrivete? Ogni tanto qualcuno azzarda quell’altra: perché leggete? Anna Maria Ortese diceva che leggere ti porta a casa. E così scrivere. Ma poiché la lettura sta uscendo di scena, con lei se ne va anche il ritorno a casa.

Quello che sostituisce la lettura: le conversazioni coi cellulari, internet, i social network, le serie su Netflix.. non riportano a casa, non formano nemmeno una casa di celluloide, sebbene ti inchiodino in un tuo non-luogo. Oggi i fantasmi costruiscono muri, ma non sono i muri di casa.

Quando in treno, invece di parlare col vicino, lo ascolti mentre parla a voce alta col suo fantasma, non si forma tra voi un corridoio, ma un no-man’s-land, dove l’odio vi pone uno di fronte all’altro, rabbiosi e impotenti.

Si crea un nemico, non un amico. Gli amici ti portano a casa, i nemici ti ci tappano dentro o sbattono fuori.

Non è un caso se la principale attività delle amministrazioni oggi consiste nel buttare fuori di casa gli ‘abusivi’ e se l’esproprio è divenuto la principale azione politica: la casa non è una proprietà, ma una sensazione, e questa sensazione è andata perduta, sostituita dall’idea della tana. Oggi non torni a casa, ti rintani. Non esci all’aperto, sgattaioli. Tutti oggi sono abusivi, provvisori, le strade sono i luoghi dove confluiscono gli espulsi in rivoli, fiumi, torrenti, anche se dalle strade puoi essere buttato fuori per intralcio al traffico e poi rinchiuso nella non casa per eccellenza, la prigione. Né la stanza, né la casa, né la strada, né la città, né il paese, né il continente, né il mondo è più una casa, certo non la tua.

E forse per questo i luoghi e l’aria si riempiono di gas velenosi, la terra trema sotto i tuoi piedi, il vento sradica gli alberi intorno a te, le acque tracimano sul tuo letto, perché tu capisca finalmente che non hai più una casa.

La lettura non era una casa, ma la strada che ti ci riportava. Perché è una strada fra te e te, che passa dall’altro, dal mondo, dall’immaginario e dal pensiero. Ed è proprio dal tuo pensiero che sei stato espropriato.

Hai perso la strada, o te la sei fatta rubare. Guardati intorno, c’è sì da aver paura.