Senza una soluzione al loro problema, i cinema statunitensi «potrebbero non sopravvivere all’impatto della pandemia». Lo scrivono in una lettera aperta – firmata fra gli altri da Martin Scorsese e Clint Eastwood – la Motion Picture Association, La Directors Guild of America e la American Association of Theatre Owners.

Indirizzata alla presidente della Camera Nancy Pelosi e ai leader delle maggioranze repubblicane e democratiche di Camera e Senato, la lettera illustra i danni subiti dal settore dall’inizio del lockdown: «Il 93% delle compagnie che gestiscono sale cinematografiche ha avuto perdite per più del 75% dei propri introiti nel secondo trimestre del 2020. Se la situazione continua così, il 69% delle compagnie di piccole o medie dimensioni sarà obbligata a dichiarare bancarotta o chiudere permanentemente, e andrà perso il 66% dei posti di lavoro legati ai cinema. Il nostro Paese non può permettersi di perdere il valore sociale, economico e culturale garantito dalle sale». Per questo la lettera chiede che si trovi urgentemente una «soluzione bipartisan» che indirizzi alle sale i fondi rimasti inutilizzati degli aiuti stanziati per far fronte al coronavirus, o che trovi un’altra forma di sostegno ad hoc per i cinema.

POCHI GIORNI fa, anche in Francia è stato pubblicato un appello (del Groupement National des Cinémas de Recherche) indirizzato alla Ministra della Cultura Roselyne Bachelot, che il 23 settembre ha annunciato 50 milioni di euro di aiuti per l’esercizio cinematografico: le sale indipendenti verranno finanziate fino al 50% delle perdite subite, mentre i circuiti cinematografici fino al 40%.

Ma subito dopo l’annuncio, il Centre National du cinéma ha specificato che dal pacchetto di aiuti sono escluse proprio le sale pubbliche: «I municipi e le comunità urbane dovranno compensare le perdite dei loro cinema. Che lo Stato non supporti più i cinema già sovvenzionati è una novità storica. Gli aiuti prima erano accessibili a tutti, indipendentemente dallo status economico e giuridico delle sale. I cinema pubblici, che spesso svolgono un lavoro esemplare, verranno così indeboliti». In un momento in cui le finanze delle amministrazioni locali sono al minimo, «l’esclusione delle sale pubbliche dal sostegno statale sarebbe una scelta politica disastrosa».