Oeoas è l’Orchestra Elettroacustica Officina Arti Soniche, nata da un’idea di Elio Martusciello nel 2014, nella classe di musica elettronica da lui stesso tenuta nel Conservatorio San Pietro a Majella. Noto ed apprezzato da anni da chi segue sentieri sonori non ortodossi, il compositore campano ci racconta di questa nuova avventura, un prototipo di dialogo orizzontale e di democrazia in azione, dove non esistono leader. Cento musicisti da tutta Italia, spinti da una forte urgenza di azione collettiva, hanno contribuito ad un luminoso esordio autoprodotto, Alicia, , frutto di un intenso lavoro di registrazione durato una settimana negli spazi dell’ex asilo Filangieri a Napoli. I partecipanti hanno creato insieme un’opera che coniuga esperienza musicale ed atto sociale, spalancando mondi. Come diceva Frank Zappa: «Informazione non è conoscenza. Conoscenza non è saggezza. Saggezza non è verità. Verità non è amore. Amore non è musica. La musica è il meglio».

Come sta vivendo questi lunghi mesi complicati? In che modo influiscono sul suo lavoro e quali possibili vie di fuga ha trovato?

Mi sento un privilegiato: avendo tanti studenti che si nutrono di ogni prodotto musicale inedito e di qualità il mio rifornimento giornaliero è sempre assicurato; inoltre grazie all’insegnamento in remoto ho un reddito che mi consente di vivere, mentre per molti miei amici la cui unica attività sono i concerti la perdita è stata totale. Aggiungo che, in un momento di isolamento sociale, i miei incontri con gli studenti on line, anche se si tratta di un surrogato di socialità, sono pur sempre un fatto importantissimo: è meraviglioso condividere in gruppo, se pure in video, impressioni, idee, sguardi e perfino sorrisi. Proprio ad un concetto molto ampio e profondo di condivisione è legata l’Orchestra Elettroacustica Officina Arti Soniche (OEOAS), una delle cose più belle che mi sia capitata durante la mia vita artistica: al momento è composta da quattrocento musicisti, anche se in Alicia hanno suonato «solo» in cento. Una meravigliosa esperienza non solo musicale, ma anche sociale, di condivisione creativa e immaginativa.

Su quali regole si fonda Oeoas?

Si tratta di un progetto fondato sulla pratica improvvisativa che riesce, al di là del grande numero di artisti coinvolti, a rimanere una struttura che opera con estrema leggerezza, nonostante il rigore sul piano musicale ed etico. Anche la figura del conduttore, necessaria per evitare eccessivi sconfinamenti in direzione del caos, non è quella solita che spesso e volentieri porta i musicisti a eseguirne semplicemente l’idea che ha in mente. Nel nostro caso il direttore tende solo a raccogliere e fissare meglio le proposte e le istanze che provengono dall’orchestra stessa. Questo proposito è così importante e perseguito con tale impegno che abbiamo deciso di non scrivere nel disco i nomi dei componenti dell’orchestra che concretamente hanno condotto durante le sessioni di registrazione. Questo forse è un dato inedito per qualsiasi produzione discografica esistente relativa alle pratiche delle conduction, infatti abbiamo scritto: «conducted by Oeoas».

Quali le caratteristiche di Oeoas, quanto meno in questa sua prima manifestazione su disco?

L’orchestra si caratterizza per la massiccia presenza di musicisti elettronici, che incidono sul risultato della registrazione. Anche la ricchezza di esperienze diverse, che attraversano la nostra orchestra ha regalato un ventaglio di sfumature ampio al lavoro. La presenza del suono elettronico in diretta e di alcuni microfoni posizionati in prossimità di certi strumenti hanno consentito di costruire un universo in cui si intersecano più piani in termini di profondità dello spazio e diversi livelli di definizione del suono stesso. Siamo passati dal muro elettroacustico prodotto dalla carica dei cento ai suoni «senza mondo» generati dagli strumenti elettronici ed ai fragili colori risonanti e intimi degli strumenti acustici, con un respiro tipico della musica da camera. Tutto questo ha preso vita anche grazie ai grandi ambienti che l’Asilo di Napoli ci ha messo a disposizione: uno spazio aperto e comunitario, luogo perfetto dove far fiorire la nostra idea di musica.