Ai tempi dilatati hanno abituato i fan. Cinque anni dall’album d’esordio Homework e ora addirittura otto sono passati da Human after all, il precedente album del duo transalpino dei Daft Punk che in ventun anni di carriera hanno pubblicato appena quattro lavori. Il 21 maggio – salvo contrordini – arriverà il tanto atteso Random access memories, tredici pezzi nella più pura tradizione a cui Guy-Manuel de Homen-Christo e Thomas Bangalter, i due dj, producer, musicisti francesi con il vezzo di coprirsi il volto con un casco, hanno abituato i loro innumerevoli fan. Ovvero una incondizionata dedizione all’era della disco elettronica, di cui sono considerati universalmente i discendenti più puri.

Intanto hanno infranto un record; se Psy col suo Gnagnam Style ha battuto il primato di clic su YouTube, il duo del tormentone Around the world, ha mandato in tilt Spotify. Get lucky, il primo singolo pubblicato lo scorso 19 aprile, è campione di ascolti su Spotify (il sito musicale i cui abbonati lo fanno solo per l’ascolto delle canzoni) è diventato in pochi giorni un caso, arrivando in vetta alle classifiche Spotify di 46 paesi, facendo così salire l’attesa sull’album in uscita. Va detto che il giochino, musicale, è alquanto furbetto perché a suonare la chitarra del riff malandrino del pezzo che si ripete implacabile per sei minuti (e lo standard del gruppo) è stato chiamato Neil Rodgers, ovvero il fondatore di una delle band culto della disco, gli Chic, nonché produttore di album dalle vendite milionarie negli ottanta come Let’s dance di David Bowie o Like a prayer di Madonna.

Il successo della band transalpina, secondo il sessantenne musicista americano è: «». Sembrano lontani gli anni punk culminati nella cosiddetta Disco demolition night in un parco di Chicago, quando in una notte furono bruciate pile e pile di album disco, al grido «disco suck!», la disco fa schifo!» Ora i Daft Punk si sono pefino presi lo sfizio di presentare Get lucky al Coachella Festival in California, un festival rock dove il pezzo è stato definito «rivoluzionaria». Potenza dei media e del business? Forse, ma le tredici tracce di Random access memories, con i suoi tanti ospiti (Giorgio Moroder, Julian Casablancas, Todd Edwards), rischiano di diventare uno dei casi discografici del 2013.[do action=”citazione”]Il fatto che tendono a suonare e comporre con un occhio alla tradizione. Sono entrati agli Electric lady studios (lo studio newyorchese in cui registrava Jimi Hendrix, ndr) e hanno suonato strumenti veri, con veri musicisti, registrando su nastro e non su computer[/do]