Dopo un’assenza di quasi sette anni, Billy Idol è tornato con tutta quella carica sbruffona e iconoclasta che, negli anni 80, lo ha reso l’anti-idolo per eccellenza del pop velato di post-punk. The Roadside infatti, EP di quattro tracce inciso durante lo scorso lockdown, è la piacevole conferma del fatto che il suo ringhio e la sua spavalderia sono ancora intatti, a cominciare dalla prima traccia Rita Hayworth. Lungi dall’essere un languido tributo all’iconica Gilda, la canzone è uno scatenato uptempo che sembra una b-side dei bei tempi di Hot in the City o Eyes Without a Face. Dopo l’apertura frenetica, Bitter Taste (il brano migliore) è una straziante riflessione meditativa sulla vita, la morte, il destino e la fortuna che vede le chitarre del fidato Steve Stevens evocare i riff lamentosi di un Chris Isaak. Mentre la voce di Billy, che a metà brano inizia un dialogo con l’Aldilà rappresentato da un coro femminile, accarezza i toni cupi di Jim Morrison. I restanti brani, U Don’t Have To Kiss Me Like That e Baby Put Your Clothes Back On tornano nuovamente a spingere sul pedale del rock più rude e senza fronzoli. Lasciando ben sperare per un futuro album più corposo e sfaccettato
Senti che beat, Billy Idol lo spavaldo colpisce ancora
Note sparse. Dopo sette anni si riaffaccia con un ep una delle figure chiave degli anni ottanta
Note sparse. Dopo sette anni si riaffaccia con un ep una delle figure chiave degli anni ottanta
Pubblicato 3 anni faEdizione del 27 ottobre 2021
Pubblicato 3 anni faEdizione del 27 ottobre 2021