Dopo la battuta d’arresto sulla Tav tra i parlamentari grillini regna sconforto e soprattutto confusione. Tanto che nella giornata di ieri si sono ritrovati in un clima surreale: mentre al senato si teneva la discussione generale sull’assegnazione del seggio siciliano che toccherebbe al M5S ma che è rimasto vacante perché nell’isola i grillini hanno preso troppi voti ed esaurito i candidati disponibili, gli eletti si abbandonavano ad una riunione che è diventata presto una sorta di autocoscienza collettiva.

Dietro l’angolo, nel passato prossimo, una questione da dirimere generata dall’eccesso di voti e dalla scorpacciata di consensi. Davanti agli eletti, nel futuro immediato, il rischio di precipitare nella palude delle promesse inevase. La questione emblematica del caos e della mancanza di punti di riferimento non è da poco. Si parla ancora del clamoroso gesto che ha portato i senatori grillini ad abbandonare al suo destino il presidente del consiglio mentre riferiva in aula su una questione delicata come i rapporti della Lega e di Matteo Salvini con la Russia.

Al centro della discussione tra i senatori, dunque, c’è stata la scelta di uscire dall’aula durante l’informativa di Conte. L’iniziativa è stata contestata da molti senatori. Per questo in molti hanno preteso una riunione per fare il punto della situazione e analizzare a freddo l’episodio: non è poco, da queste parti. «Ci siamo visti perché il gruppo voleva alcune spiegazioni e mi è sembrato logico farlo», ammette il capogruppo Stefano Patuanelli, che pure alla fine di ore di sofferto confronto si è visto confermare la fiducia dal gruppo.

Si è risaliti all’origine della controversa scelta di abbandonare l’aula. L’indicazione sarebbe arrivata da uno degli uomini più vicini a Di Maio, il ministro dei rapporti con il parlamento Riccardo Fraccaro. Il quale si è presentato alla riunione e si è preso la responsabilità della decisione, che dopo le prime voci sulla protesta No Tav, diffuse da alcuni senatori, era stata giustificata da una nota ufficiale dei portavoce del M5S al senato come un modo per rimarcare il dissenso del gruppo verso la decisione del ministro dell’interno e vicepremier leghista Matteo Salvini di disertare la seduta.

«Ben presto la riunione ha trasceso ogni questione specifica, si è trasformata in uno sfogatoio che non ha portato ad una conclusione definita ma ha rappresentato la sofferenza di questa fase», racconta un senatore uscendo da Palazzo Madama. Il primo ad abbandonare la riunione, visibilmente contrariato, sarebbe stato Mattia Cruscioli, uno dei senatori che anche ieri durante l’intervento di Conte era rimasto in aula, trasgredendo il rocambolesco invito a lasciare gli scranni giunto all’ultimo momento via sms dai vertici. Patuanelli ammette che ci si è interrogati sull’esigenza di trovare «strategie comunicative migliori», visto il boomerang di un’azione che neanche alcuni eletti sapevano poi spiegare ai giornalisti.

Prima della pausa estiva, all’esame del senato arriva il Decreto sicurezza bis. Molti grillini giurano che questa volta non saranno teneri con la Lega, dopo lo strappo sulla Tav. Fino a poco tempo fa, la reazione dei vertici sarebbe stata quella di blindare il testo e porre di fronte ad un aut aut gli eletti. Soltanto che questa volta il rischio concreto è che il decreto passi coi voti di Fratelli d’Italia. Si materializzerebbe il fantasma di una nuova maggioranza, con una parte di 5 Stelle insofferenti sostituita dai parlamentari della destra di Giorgia Meloni. L’alternativa è lasciare libera la discussione. Ma non è detto che il male minore del confronto a viso aperto tra le forze di maggioranza venga tollerato da Di Maio, che proprio ieri ha visto a pranzo Salvini, mentre i senatori del M5S cercavano confusamente il senso del loro stare al governo e il percorso di questa legislatura. È difficile che in pieno agosto spunti una crisi di governo vera e propria e di voglia di tornare a votare ce n’è davvero poca tra i grillini. Ma il travaglio interno prosegue, e non è detto che saranno tattiche parlamentari e le scelte dei capigruppo a risolvere le questioni politiche che stanno venendo fuori.