Senato spaccato a metà, DeVos all’istruzione grazie al voto «jolly» di Pence
La Casa sbianca Sanders incalza in aula la miliardaria integralista che vorrebbe legalizzare le armi a scuola, ma il vice di Trump blinda la nomina. Modello vincente da esportare? Bannon e la nuova ultradestra sognano la conquista dell’Europa
La Casa sbianca Sanders incalza in aula la miliardaria integralista che vorrebbe legalizzare le armi a scuola, ma il vice di Trump blinda la nomina. Modello vincente da esportare? Bannon e la nuova ultradestra sognano la conquista dell’Europa
Betsy DeVos è il nuovo ministro dell’istruzione americano. La conferma è arrivata dopo una lotta di settimane dove i democratici si sono battuti con tutti i mezzi, con maratona dialettica finale durata 24 ore, durante la quale i senatori si sono avvicendati cercando di convincere i repubblicani a votare contro la nomina della candidata di Trump.
SAREBBE BASTATO un solo voto repubblicano per impedire a DeVos di diventare segretario dell’istruzione, in quanto già due senatrici repubblicane erano passate al voto contrario e al senato la maggioranza Gop è molto più ristretta che alla camera, con un rapporto di 48 democratici contro 52 repubblicani; la defezione delle due senatrici aveva portato a una situazione di stallo, se fossero state seguite da un altro dei loro colleghi di partito la nomina di DeVos sarebbe naufragata. Ciò non è accaduto e per uscire da questo vicolo cieco il senato è ricorso eccezionalmente al voto del vice presidente, che ha prevedibilmente votato in linea con Trump.
BETTY DEVOS, MILIARDARIA, è famosa per essere una fervente cattolica che, si rifiuta di proteggere gli studenti Lgbtq e non si è mai espressa chiaramente sul tema, sensibile negli Usa, della violenza sessuale nei Campus. DeVos, durante l’udienza per verificarne la competenza si era detta possibilista sull’idea di ammettere armi nelle scuole perché «in alcune zone servono per proteggere gli studenti dagli orsi».
Betsy DeVos rappresenta tutto ciò contro il quale era andata la precedente amministrazione: difesa della scuola privata a scapito della pubblica («troppo controllata dai sindacati corrotti»), amica della Nra, la lobby delle armi, grande sostenitrice di un sistema educativo che «porta Dio nelle classi scolastiche».
RISPONDENDO a Bernie Sanders, che più di tutti l’ha incalzata durante l’udienza preliminare, DeVos aveva riconosciuto che la maggioranza degli studenti americani continuerà a frequentare scuole pubbliche, ha concesso che queste avranno il suo sostegno, ma solo se saranno buone, a suo giudizio, altrimenti bisognerà ripiegare su «scuole alternative di alta qualità».
Sanders le ha anche chiesto se avrebbe occupato quel posto se non fosse stata una multimiliardaria e se la sua famiglia non avesse sostanzialmente sovvenzionato i repubblicani, e le ha chiesto di lavorare con lui affinché le università siano gratuite. DeVos in risposta ha sostenuto di aver lavorato duramente per 30 anni nell’interesse di genitori e studenti ma di pensare che la gratuità degli studi sia «un’idea interessante» ma nella vita «niente è gratuito».
Ora l’attenzione è tutta per il verdetto sul MuslimBan. Mentre scriviamo la Corte d’Appello del Nono Circuito di San Francisco sta decidendo dopo una seduta telefonica dove viene concesso mezz’ora alla difesa dell’ordine esecutivo di Trump è mezz’ora a chi lo vuole cancellare. Un’udienza presieduta da tre giudici: William Canby Jr, nominato dall’ex-presidente democratico Jimmy Carter, Richard Clifton, nominato dal repubblicano George W. Bush e Michelle Taryn Friedland, nominata da Obama. Probabilmente il giudizio sarà contrario al ripristino dell’ordine esecutivo e darà ragione ai giudici federali di Washington e del Minnesota, e quindi la questione dovrà passare alla Corte Suprema, che solitamente tende a dare ragione al presidente in carica, ma che, in un insolito momento storico e in una situazione di parità, in quanto dalla morte di Antonin Scalia i giudici eletti sono 8 e non 9 come di norma, non è davvero prevedibile cosa farà.
Ciò che invece sta diventando pericolosamente prevedibile è un’implementazione europea dello schema che ha portato Trump al potere. È di pochi giorni fa la notizia che il sito di ultradestra Breitbart, alla cui guida era Steve Bannon, ora alla sicurezza nazionale ma già stratega fondamentale della campagna Trump, ha aperto una sede in Francia e una Germania con il fine dichiarato di monitorare le elezioni in questi due Paesi.
BANNON ha sempre sostenuto la necessità, «per riaffermare una linea di guida politica giudaico cristiana» di formare una rete internazionale di partiti «con gli stessi valori del tea party», di estrema destra, incoraggiando l’Europa al ritorno agli Stati Nazione dai confini forti per respingere l’avanzata islamica.
L’apertura di queste sedi ha preceduto di poco l’annuncio di Wikileaks di possedere migliaia di cable riguardanti sia Fullon che Macron, due candidati di partiti opposti al Front National. Questa sembra la riproduzione di ciò che è accaduto in America.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento