Il recente episodio di attacco ad una persona da parte di un esemplare selvatico di orso, avvenuto nei giorni scorsi, solleva nuove polemiche sulla solita vecchia questione: è possibile stabilire una convivenza tra gli esseri umani ed i grandi carnivori selvatici? Il lupo e l’orso, le due specie di carnivori di grandi dimensioni stabilmente presenti in Italia, sono animali indubbiamente affascinanti e al tempo stesso estremamente problematici.

Da una parte la presenza di lupi ed orsi nei boschi alpini ed appenninici richiama turisti ed escursionisti, che accorrono, a volte numerosi, con la speranza di poter avvistare e fotografare almeno un esemplare. Dall’altra, il comportamento opportunista di lupo ed orso, che li porta a cibarsi di bestiame domestico e a distruggere alveari, e l’esigenza naturale di questi animali selvatici di muoversi, anche per lunghi percorsi, alla ricerca di nuovi territori in cui stabilirsi, percorrendo zone in cui diventa elevata la possibilità di imbattersi in esseri umani, genera conflitti acuti, soprattutto nelle zone di recente colonizzazione di queste specie.

Negli ultimi anni in Italia e in Europa sono stati fatti grandi sforzi per proteggere le popolazioni di queste due specie ed i finanziamenti europei hanno consentito, tramite la realizzazione di progetti «Life», che la popolazione di orsi del nord Italia venisse ripristinata (in Trentino, per esempio, è con esemplari provenienti dalla Slovenia che alla fine degli anni ’90 l’orso è stato reintrodotto) e che l’attuazione di interventi concreti di mitigazione del conflitto tra il lupo e gli allevatori potesse creare le premesse per una convivenza possibile con il carnivoro in diverse aree d’Italia.

Tutti questi interventi rischiano però di essere vanificati se non vengono supportati, a livello istituzionale, dalla volontà concreta di proteggere le popolazioni selvatiche dei grandi carnivori, mediante una corretta conoscenza del problema e l’applicazione di interventi concreti per la prevenzione dei conflitti, e se non viene radicata, nella popolazione umana, la consapevolezza che lupi ed orsi, già costretti da un ambiente fortemente antropizzato ad occupare isole ristrette e frammentate di aree idonee, possono e devono sopravvivere allo stato selvatico in convivenza con gli esseri umani e con le loro attività.

Così, mentre si sono accesi i riflettori sull’ultima parte del Piano d’azione nazionale del Ministero dell’Ambiente che prevederebbe l’abbattimento legale e selettivo del lupo – ma solo come estrema soluzione – le Regioni continuano ad ignorare la prima parte di quella strategia nazionale di conservazione e gestione del carnivoro che dispone ogni anno il monitoraggio della distribuzione e della consistenza numerica di questa specie.

*Biologa dell’Istituto di Ecologia applicata di Roma