Che fine ha fatto il dimezzamento del programma per l’acquisto degli F35? Arriverà, assicura il Pd. Ma per il momento sul piatto ci sono ancora solo rassicurazioni. La ministra della difesa Roberta Pinotti si dimetta «o procederemo con una mozione di sfiducia», tuona dunque all’ora di pranzo il capogruppo alla camera di Sel, Arturo Scotto, confermando la richiesta di un passo indietro della ministra ipotizzata nei giorni scorsi nel caso in cui il Def non avesse tenuto conto della mozione parlamentare sul dimezzamento dell’acquisto di F35. Nel Documento di economia e finanza in effetti non c’è traccia di quel taglio nonostante l’impegno in tal senso assunto anche dal governo e della stessa Pinotti, come ricorda Sinistra ecologia e libertà. «La ministra non è adeguata, per il rapporto non corretto che ha con il parlamento e con la sua maggioranza», punta dunque l’indice Scotto in conferenza stampa a Montecitorio.

Risponde Gian Piero Scanu, capogruppo del Pd in commissione difesa: «Diciamo ai deputati di Sel di aver completamente sbagliato il tiro perché non si chiedono le dimissioni sulla base di un processo alle intenzioni, peraltro del tutto infondato». Per Scanu la richiesta di dimissioni è «fuori dal mondo» perché «il parlamento, con l’accordo del governo, ha votato il dimezzamento del budget per l’acquisto degli F35 e il ministro Pinotti rispetterà con rigore questo impegno nel Documento di programmazione triennale che sta per essere presentato alle camere». Lo sostiene anche Nicola Latorre: «Siamo certi che nel Dpp il governo rispetterà gli orientamenti del parlamento».

A questo punto il deputato di Sel Michele Piras, della commissione difesa, ricorda che una parola definitiva del governo sugli F35 è attesa da due anni e dunque «piuttosto che reagire in maniera affrettata» Scanu e Latorre dovrebbero «richiamare il governo al rispetto degli impegni in Parlamento».