Si potrebbe catalogarlo come una «(sub)cultura di gusto», prendendo in prestito un concetto sociologico centrato sullo studio delle subculture, il nuovo fermento musicale che sta ribollendo dal Nord al Sud dell’Italia fino alle isole (vuoi come risultato dell’immigrazione nel nostro Paese e dell’incrocio tra mondi culturali differenti, vuoi come nuova forma di sperimentazione del mix tra colto e popolare), ad opera di un manipolo di musicisti, produttori, dj, ingegneri del suono che hanno messo in gioco forme di coinvolgimento fluide e graduali, differenziate a seconda dell’investimento di ciascuno. Si tratta di un piccolo mondo artistico, di una vera e propria generazione di musicisti, italiani, immigrati, stranieri residenti, sedotti dal ritmo spezzato della cumbia e dalle moderne fusioni new latin, che può essere additata come uno dei pochi fenomeni italiani in grado di declinare diversamente le influenze del passato.

NON SOLO in termini di contenuti ma anche proponendo modi di produzione autonomi e singolari, in aperta critica con l’idea di cultura dominante unica e omogenea, e con rapporti di totale indipendenza dall’industria culturale e i mass media. Davide Toffolo, frontman dei Tre Allegri Ragazzi Morti e disegnatore dissidente (è in uscita il suo nuovo libro a fumetti, Sul Cammino della Cumbia per Oblomov Edizioni),è indubbiamente un carbonaro della cumbia; è lui l’uomo dietro l’Istituto Italiano di Cumbia e la Tempesta Sur che fungono da strutture di raccordo per la condivisione delle conoscenze e dei patrimoni culturali degli artisti coinvolti, lui che a sue spese ha messo in comunicazione gli attori, e i loro mondi creativi. «In questa grande città (dei Tre Allegri feat Jovanotti) è il primo pezzo di cumbia italiana! – afferma Toffolo – Io ho cominciato ad appassionarmi alla cumbia dopo un viaggio in Argentina, e ho scoperto che altrove, in varie città italiane c’erano altri artisti che suonavano e mescolavano, ognuno a proprio modo, la cumbia e gli altri ritmi sudamericani, così ho cominciato a fare nuove conoscenze, tra cui Nahuel, che forma con Filo Q il duo di produttori, Malagiunta. In seguito è nata l’idea di raggruppare in una compilation queste prime esperienze che abbiamo riunito intorno all’Istituto Italiano di cumbia: un nome ironico ma anche ambizioso».

IL SECONDO VOLUME della compilation è un fotogramma molto colorato del nascente movimento cumbiero nostrano, che mette accanto alla cumbia-rock condita di echi morriconiani dei frizzanti Cacao Mental, all’elettronica tropicale di Mr Island, e al mestizo folkcumbiero di Los3Saltos, già nomi di riferimento, la cumbia minimal di Ucronic (Pordenone), Interiors (Bologna), e gli esperimenti di Arrogalla (Sardegna), Jah Sazzah (Siracusa),) che fondono suggestioni folk locali e impulsi latinoamericani, con la tecnica dub, assieme alla copla digitale di Giulietta Passera (feat. Malagiunta).

«OGNUNO di loro ha un approccio molto personale con queste sonorità e soprattutto un rapporto molto diverso con i patrimoni tradizionali. Il canto di Giuletta Passera, per esempio, è una copla tradizionale a tutti gli effetti, ma il ritmo è digitale.» Spiega Nahuel Martinez, musicologo argentino da tempo residente in Italia, produttore e cantante. «Nella compilation sono ben rappresentate le diverse tendenze di questa scena in embrione; penso che non abbia ancora tutte le caratteristiche per essere definita come una scena. Ha i suoi luoghi, le sue strutture, ma è ancora tutto in fase di definizione.»