L’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa), contraddicendo le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ieri ha annunciato che non classificherà il glifosato come sostanza potenzialmente cancerogena. Si tratta del principio attivo dell’erbicida più utilizzato al mondo (ogni anno 800 mila tonnellate finiscono in campi e giardini) prodotto da Monsanto e da altri colossi dell’agrochimica mondiale. L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), invece, aveva dimostrato un aumento delle incidenze di tumori in due studi effettuati su topi di laboratorio.

Il comitato di esperti, alcuni dei quali hanno già prestato servizio presso alcune industrie chimiche, motivo per cui decine di associazioni ambientaliste europee hanno parlato di palese conflitto di interessi, ha comunque ammesso che la sostanza potrebbe causare gravi danni agli occhi e risultare tossica per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata. Il parere espresso ieri non è vincolante ma sicuramente influenzerà la decisione della Commissione europea che entro la fine dell’anno dovrà decidere se prorogare o meno l’autorizzazione al commercio del glifosato per altri quindici anni. Il parere dell’Echa verrà discusso dalla Commissione entro l’estate.

La questione, al di la della controversia scientifica che sicuramente si arricchirà di nuovi capitoli, è già diventata politica perché in cinque settimane quasi mezzo milione di cittadini europei ha firmato la petizione che chiede la messa al bando del glifosato e la riforma dell’ambiguo processo di approvazione dei pesticidi.

Greenpeace parla di evidenze scientifiche ignorate. Per l’associazione ambientalista la cancerogenicità del glifosato, oltre ad essere emersa dai test in laboratorio, è stata confermata da più di novanta scienziati indipendenti. Inoltre, la valutazione degli esperti dell’Echa si sarebbe basata anche su alcuni studi commissionati dagli stessi produttori del diserbante. E non resi pubblici. “L’Echa – attacca Federica Ferrario, responsabile della campagna Agricoltura sostenibile di Greenpeace – ha fatto un gran lavoro per spazzare sotto il tappeto le prove che il glifosato potrebbe causare il cancro. I dati a disposizione sono più che sufficienti per vietare il glifosato in via cautelativa, ma l’Echa ha preferito voltare lo sguardo dall’altra parte”.

Le pressioni a livello internazionale continueranno ad essere fortissime ma in ultima analisi saranno i singoli stati a decidere. “Ora – prosegue – spetta all’Italia rimuovere da subito il glifosato dai nostri campi, a cominciare dai disciplinari agronomici di produzione integrata, dato che persone e ambiente non possono diventare topi da laboratorio dell’industria chimica”.

Attualmente in Italia, su indicazione del ministero della Salute, l’uso del diserbante è vietato in parchi e giardini, nelle aree gioco per bambini e nei pressi di scuole ed ospedali. Mirko Busto, deputato M5S in Commissione ambiente, e Eleonora Evi, sua collega europarlamentare, in una nota congiunta si chiedono se il governo italiano avrà intenzione di “difendere gli interessi” degli italiani o quelli della lobby della chimica. “Si tratta di un verdetto discutibile – scrivono – e in odore di conflitto di interessi, visto che si basa su un dossier dell’Istituto federale tedesco per la valutazione dei rischi (Bfr) redatto dalla Gliphosate task force, un gruppo di cui fanno parte i produttori di fitofarmaci, secondo un’inchiesta del settimanale tedesco Die Zeit”.

Ha più di un dubbio in proposito anche Gaetano Pascale, presidente di Slow Food Italia. E un sospetto: “Francamente avremmo preferito che gli esperti prendessero più tempo per valutare ogni aspetto della questione, anche alla luce dei numerosi pareri scientifici contrastanti. Il sospetto, infatti, è che il comitato per la valutazione dei rischi si sia espresso ora per affrettare il rinnovo dell’autorizzazione all’uso del glifosato”. Pascale sottolinea anche il fatto che il parere dell’Echa non si sia soffermato solo sulla presunta cancerogenicità: “Sono anzi gli stessi esperti a confermare altri profili di tossicità della sostanza, cosa che dovrebbe consigliare di attenersi al principio di precauzione”.

Ben altri principi sembrano ispirare Richard Garnett, presidente della European glyphosate task force (nome che è tutto un programma): “Le prove scientifiche a supporto del glifosato sono evidenti, non ci sono ostacoli al rinnovo del glifosato in Europa da parte degli stati membri”. Si registra grande soddisfazione anche tra le truppe nostrane di sostegno al glifosato. Per Agrofarma “il prodotto è da ritenersi in maniera definitiva sicuro per gli utilizzi secondo le indicazioni di impiego riportate nelle etichette autorizzate”.