«Abril rebelde y victorioso, no volveran». Aprile ribelle e vittorioso, non torneranno. Così, domenica il Venezuela ha ricordato il ritorno al potere di Hugo Chavez, deposto con un colpo di stato l’11 aprile del 2002. Un’assenza durata solo 47 ore, prima che il popolo lo rimettesse in sella, obbligando alla fuga Pedro Carmona Estanga, capo della locale Confindustria, l’usurpatore. Con il plauso di Washington, dei media privati e delle gerarchie ecclesiastiche, Carmona aveva abolito tutte le garanzie costituzionali e dato avvio a una feroce repressione, silenziata da stampa e televisioni. «Se andassero al potere oggi, farebbero lo stesso», ha detto ieri Nicolas Maduro riferendosi all’opposizione che vorrebbe cacciarlo con la violenza delle barricate (le «guarimbas»). Maduro ha compiuto ieri un anno di governo. Tutto in salita.
Dopo la morte di Chavez, il 5 marzo del 2013, il 14 aprile vince con uno scarto di 272.000 voti su Henrique Capriles. Il leader dalla Mesa de la unidad democratica (Mud) grida alla frode, chiede il riconteggio dei voti e istiga i suoi alla rivolta. E si apre un anno di turbolenze per il Venezuela. Le violenze post-elettorali provocano 11 morti chavisti e oltre 80 feriti. Il 2 maggio, Capriles impugna i risultati, ma il Tribunal supremo de justicia gli dà torto, mentre i voti vengono confermati anche dal riscontro manuale. Maduro risponde con «il governo della strada». Chiama il popolo chavista alla mobilitazione permanente per affrontare «il sabotaggio e la guerra economica», chiede e ottiene la possibilità di legiferare per decreto: soprattutto contro la speculazione e l’aumento dei prezzi. In meno di un anno, vengono costruite sette nuove università e inaugurate sette altre Misiones ( i piani sociali del governo, nerbatura del chavismo).
Intanto, si consuma l’ennesima cristi con gli Usa, con l’espulsione di alcuni funzionari consolari, accusati di destabilizzare il governo, a fine settembre. L’opposizione spera di trasformare le elezioni comunali dell’8 dicembre in un referendum contro Maduro. Ma il socialismo bolivariano vince in 255 dei 355 municipi, con oltre un milione di voti di differenza sulla destra. I settori più oltranzisti della Mud, in guerra per la leadership, cercano allora nuove vie. Il 12 febbraio, Maria Corina Machado, Leopoldo Lopez e Antonio Ledezma lanciano la campagna per «la salida» (l’uscita) di Maduro e guidano le proteste oltranziste, ancora in corso nei quartieri agiati del paese, che hanno provocato 41 morti.
Insieme ad altri leader della Mud, Capriles( governatore del ricco stato di Miranda), ha accettato il dialogo offerto da Maduro. Il primo incontro si è tenuto l’8 aprile, con la mediazione della Unasur e del Vaticano. Oggi prende avvio il secondo giro. Ricordando il 14 aprile, Capriles ha ribadito che «occorre un cambio di modello nel paese» e che bisogna coniugare l’attività istituzionale con quella della piazza «ma senza violenza». L’opposizione accusa il chavismo di aver moltiplicato l’insicurezza e prodotto un’inflazione stellare. Chiede l’azzeramento delle politiche socialiste e il ritorno al modello consociativo in vigore durante gli anni della IV repubblica. Allora, si alternavano governi di centro-destra e centro-sinistra, ma con l’esclusione del Partito comunista e quella dei militari progressisti, che non avevano diritto di voto.
La destra chiede anche lo scioglimento delle milizie popolari e la messa fuori legge dei «collettivi» di autodifesa attivi nei quartieri. Da mesi, conduce una campagna contro alcuni partiti che appoggiano il chavismo, come i Tupamaros. Per parare i colpi, i leader dei collettivi moltiplicano le conferenze stampa e portano i cronisti a visitare i quartieri in cui più forte è la loro presenza in termini di lavoro sociale. In risposta alle richieste di «trasparenza» rivolte dall’opposizione, il governo ha pubblicato gli ultimi dati sulll’inflazione, la cui media tende al ribasso e in febbraio ha fatto registrare un 2,4%. Comunicando la liberazione di una nota giornalista televisiva, rapita giorni fa, il ministero degli Interni ha detto che i sequestri sono diminuiti del 50%. Le Forze armate hanno ammesso alcuni «eccessi» compiuti da polizia e militari durante le manifestazioni violente. Il generale di divisione Vladimir Padrino ha confermato la lealtà al governo e la solidità dell’«unione civico-militare» e ha affermato che i tentativi destabilizzanti continuano. E un gruppo di deputati chavisti ha presentato un fascicolo alla Procura per denunciare il ruolo di banchieri e impresari nel finanziamento dei nuovi piani golpisti.
Secondo un’inchiesta di Hinterlaces, il 79% dei venezuelani appoggia il dialogo e la mediazione del papa, e il 47% ritiene che il problema più grave sia quello economico.