Se 37 anni vi sembrano pochi dovreste davvero provarci a tenere in vita una testata, in questo caso una radio militante come Radio Onda Rossa, senza un soldo di finanziamento pubblico, senza un entrata pubblicitaria (per scelta e non per carestia), puntando solo sulle sottoscrizioni volontarie e sulla vendita dei cd dei gruppi politicamente affini, con un’ottantina di redattori pronti a darci dentro solo per militanza. E in più, soprattutto negli anni Ottanta, dovendo combattere con denunce a raffica (incitazione alla diserzione, incitazione all’odio di classe e via fantasticando), qualche retata con le imputazioni allegre che andavano di moda allora (concorso in associazione sovversiva), una bomba (il 13 ottobre 1982), numerose chiusura per superiori «ragioni di ordine pubblico», un blitz piratesco della potente Radio Vaticana che, nel luglio ’87, si attribuì il diritto di coprire la frequenza della Radio di via dei Volsci 56 con il suo segnale (la radio passò allora dalla frequenza originaria a quell’87,9 sul quale ancora oggi trasmette).

Radio Onda Rossa compie 37 anni. Iniziò a trasmettere il 24 maggio 1977, meno di due settimane dopo l’assassinio di Giorgiana Masi, in una Roma blindata dal divieto di manifestare imposto da Francesco Cossiga. All’inizio l’emittente aveva un proprietario, Giorgio Ferrari, e un direttore responsabile, Giorgio Trentin. Si è trasformata in cooperativa nei primi anni ’80, proprio in seguito ai già citati arresti per il concorso sovversivo, e da allora di direttori non ce ne sono più nemmeno sulla carta. Decide tutto l’assemblea di gestione che si riunisce ogni mattina.

Onda Rossa festeggia le suo numerose candeline color fuoco oggi pomeriggio al Forte Prenestino e anche chi si è trovato più volte a dissentire dalla linea politica dell’emittente, da sempre vicina al collettivo di via dei Volsci, ha l’obbligo di complimentarsi, di rallegrarsi, perché non sono mica tante le libere voci del movimento sopravvissute a una tempesta che infuria da decenni, e anche di offrire qualche ringraziamento, perché se nella capitale (e non solo, anche nell’Irpinia del terremoto, tanto per dirne una) esiste una controinformazione sui movimenti per la casa, sulle occupazioni, sugli altarini sempre coperti delle amministrazioni comunali è merito sopratutto delle radio di movimento, Onda Rossa e Rcf.

Per l’occasione verranno presentati oggi i primi risultati di un prezioso lavoro di digitalizzazione e restauro dell’archivio storico dell’emittente, realizzato grazie a un accordo con l’università di Roma per il materiale audio e con quella di Gorizia per quello visivo. Quest’ultimo è firmato per lo più da Alfio Di Bella, uno dei principali fotografi del movimento, scomparso nel 2009. All’inizio dei ’Settanta Di Bella era già un fotografo affermato e di lungo corso a Roma, aveva immortalato la città degli artisti e delle gallerie di via Margutta all’inizio dei Sessanta. Pur non essendo regista, è stato uno dei primi ad adoperare i pesanti mezzi tecnici allora disponibili per registrare in video i conflitti e i loro protagonisti. Ancora prima dell’apertura della radio, aveva realizzato un video sinora praticamente inedito della cacciata di Lama dall’università di Roma, ripresa, come in nessun altro caso dall’alto.

Il suo lavoro conta centinaia di ore di materiale video che restituisce la verità di un momento storico che non è stato affatto cancellato e dimenticato dal potere, ma, peggio, metodicamente travisato per poter essere usato come strument di controllo e disciplinamento del presente. Tra i video che saranno presentati oggi, oltre quello su Lama, le immagini delle proteste dopo la chiusura della sede del colletivo di via dei Volsci, una serie di interviste agli operai Fiat durante i 35 giorni del 190 che segnarono la sconfitta operaia e la fine del decennio rosso.

Onda Rossa è una radio la cui energia vitale deriva in larga parte dal filo diretto con gli ascoltatori, ma è anche un’impresa di movimento multimediale. Il rap militante, a Roma, è nato lì, con le trasmissioni di Militant A e con la formazione del gruppo Radici nel Cemento, che suonerà anche stasera in chiusura della festa al Forte Prenestino. Con quella radio ci capiterà ancora di non essere d’accordo. Ma ai compagni che la tengono viva, gli auguri glieli facciamo di cuore.