Si arrende anche la Croce Rossa, ormai il popolo yemenita è davvero solo: reso incapace di portare soccorso alla popolazione civile dalla mancanza di aiuti dovuto al blocco imposto dall’Arabia Saudita, ora target di uomini armati non identificati, il Comitato Internazionale della Croce Rossa ieri ha annunciato la sospensione temporanea delle attività nella città costiera meridionale di Aden.

La decisione – fanno sapere fonti interne – è stata presa a seguito di un raid all’interno della sede nel porto della città, ancora oggi terreno di scontro diretto tra ribelli Houthi e forze governative. Il gruppo armato ha aggredito lo staff e requisito auto, computer e denaro contante. Un colpo duro al quasi inesistente fronte umanitario nel paese: la Croce Rossa era una delle poche organizzazioni ancora presenti sul campo, nel tentativo di mettere una pezza all’enorme crisi umanitaria che sta strangolando lo Yemen.

Per uno che se ne va, qualcun altro arriva: le prime truppe di terra saudite sono giunte ieri ad Aden. Cinquanta soldati – dicono funzionari yemeniti – sono stati inviati con il compito di rimettere in sesto il corpo di polizia locale, sbriciolatosi sotto i colpi della guerra civile e l’assenza dello Stato. Di poliziotti, dopo la fuga del presidente Hadi all’estero e la presa delle regioni sud da parte Houthi, non se ne vedono più. Le stazioni di polizia sono deserte. E ora che Aden è tornata – almeno in parte – in mano governativa, Riyadh ha disposto la ristrutturazione del corpo di polizia.

Questa è la versione ufficiale. Quella ufficiosa è che le truppe straniere sul terreno (ce ne sono già, provenienti dagli Emirati Arabi, membri della coalizione anti-Houthi) saranno impiegate per porre definitivamente fine alla ribellione sciita e saranno dispiegate nelle zone meridionali e centrali del paese, da Aden a Ma’rib e Shabwa. Proprio in queste aree si stanno moltiplicando in questi giorni i bombardamenti da parte dell’aviazione saudita, una potenza di fuoco che uccide soprattutto i civili.

Si registrano scontri anche a nord, dove i ribelli Houthi rispondono all’attacco di Riyadh con i missili: nelle ultime 24 tre soldati della petromonarchia sono stati e tre feriti dall’artiglieria sciita o durante scontri diretti alla frontiera settentrionale tra i due paesi.

E mentre l’Arabia saudita prosegue nella sua guerra per procura a Teheran, è l’Iran a farsi portavoce della diplomazia come soluzione di un conflitto in cui non ha voluto mai infilarsi direttamente. Ieri il vice ministro degli Esteri iraniano ha detto che la Repubblica Islamica è pronta a cooperare con Riyadh per porre fine alle ostilità attraverso il negoziato e per evitare che il terrorismo inondi la regione. Un effetto già visibile in Yemen: al Qaeda nella Penisola Arabica, che nel paese ha la sua roccaforte, si sta pericolosamente allargando. Dopo aver assunto il controllo militare e amministrativo della provincia di Hadramaut, ora ha occupato ampie aree della città di Aden.