In Europa due terzi dei rifiuti elettrici ed elettronici finiscono in discarica o vengono smaltiti in modo illecito. Secondo i dati presentati da Ecodom, il principale consorzio italiano per il riciclo dei Raee, ogni anno in Europa si producono circa 9 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, ma solo 3 milioni vengono trattate nel pieno rispetto della legge. Ecodom ha presentato un confronto sul riciclo dei raee in sei paesi europei: Francia, Gran Bretagna, Spagna, Portogallo, Olanda e Italia. Il nostro paese si piazza al terzo posto per quantità di apparecchiature elettroniche immesse sul mercato tra il 2015 e il 2017, subito dopo Francia e Gran Bretagna. Sono circa 980.000 le tonnellate di apparecchiature immesse nei tre anni, in Italia, secondo i dati del rapporto 2018 del Centro di Coordinamento Raee. Il Centro si occupa di tutti i soggetti coinvolti nella filiera: dalla raccolta al ritiro, fino alla gestione dei rifiuti.

L’Italia preoccupa per il dato relativo alla raccolta pro capite. Il nostro paese, infatti, è fanalino di coda per quanto riguarda i chilogrammi per abitante che, ogni anno, vengono intercettati e avviati ad un corretto trattamento. Ci fermiamo a 5,1 kg per abitante, meno della metà della Francia, che raggiunge i 10,8 kg. Seguono i Paesi Bassi con 9,7 kg, il Regno Unito con 7,4, il Portogallo con 6,6 e la Spagna con 5,8.

Secondo i dati del rapporto 2018 del Centro di Coordinamento Raee, nell’ultimo anno sono state trattate più di 420.000 tonnellate di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Sono 953 gli impianti che si sono occupati di Raee nel 2018, la maggior parte concentrata nell’Italia settentrionale. Il rapporto sottolinea come ci sia stato un incremento del 10% di rifiuti elettronici correttamente trattati, rispetto al 2017. Una gran parte dei Raee, però, sfugge al sistema.

La sostanza è che noi italiani buttiamo via molti più Raee di quelli che vengono riciclati correttamente. «Il paragone con altri stati europei, vista l’omogeneità dei consumi e dei comportamenti, ci dà l’idea di quanto viene disperso», spiega Giorgio Arienti, direttore generale di Ecodom. I Raee che mancano all’appello seguono diverse strade, come evidenzia il direttore del consorzio: «In alcuni casi rimangono nelle nostre case: cellulari e caricabatterie inutilizzati nei cassetti». A questi si aggiungono, però, anche i piccoli Raee che finiscono nel sacco della spazzatura indifferenziata: «Non sempre i cittadini conoscono le modalità di corretto smaltimento», afferma il direttore di Ecodom, e aggiunge: «Invece di diventare fonte di materie prime, finiscono in una discarica o peggio ancora in un inceneritore». I Raee prendono strade sbagliate anche quando vengono affidati a soggetti non autorizzati al loro trattamento. «Quando si svuota una casa, coloro che recuperano il mobilio spesso prendono in carico anche il frigorifero o la lavatrice», spiega Giorgio Arienti e aggiunge: «Spesso questi Raee non vengono avviati al corretto trattamento ma finiscono nelle mani di chi cerca di ricavare profitto dalle componenti più preziose». «Esistono quindi una serie di rivoli che sommati spiegano la distanza che ci separa dai risultati della Francia», sottolinea Arienti.

La necessità del recupero dei Raee è dettata da ragioni ambientali e strategiche. «I Raee contengono sostanze inquinanti, che devono essere smaltite correttamente», afferma il direttore generale del consorzio. All’aspetto ambientale si aggiunge l’importanza del recupero delle materie prime in essi contenute: «Ferro, rame, plastica, alluminio e terre rare».

L’Italia, inoltre, non raggiunge gli obiettivi di raccolta fissati dall’Unione Europea. Quattro paesi, dei sei analizzati, hanno superato il target del 45%, posto per lo scorso anno. Il rapporto tra raee gestiti e media delle apparecchiature immesse sul mercato nei tre anni precedenti ha raggiunto il 50% in Olanda, il 49% in Francia e in Spagna e il 48% in Portogallo. Secondo i dati del Centro di Coordinamento Raee l’Italia, nel 2018, ha raggiunto il 42%. Siamo ancora lontani dal traguardo del 65% previsto per il 2019.

Bisogna partire dall’informazione ai cittadini: «Mancano le indicazioni su come smaltire correttamente gli elettrodomestici». Pochi conoscono la pratica dell’uno contro zero, ovvero la possibilità di lasciare i piccoli raee in negozi specializzati, anche senza nuovi acquisti. «È necessario aumentare i controlli», aggiunge il direttore di Ecodom, riferendosi al corretto trattamento dei rifiuti.

Al nostro paese l’Europa riconosce la buona pratica del sistema organizzativo dei consorzi: in concorrenza tra loro, supervisionati dal Centro di Coordinamento Raee. «Il sistema ha garantito efficienza e un servizio capillare e costante in tutto il paese», evidenzia il direttore di Ecodom.

In Italia, secondo il direttore, manca la concertazione, presente negli altri paesi. «Bisogna disegnare una norma insieme ai soggetti interessati: dalle associazione dei consumatori, a quelle dei riciclatori e dei produttori».

Introduzione di standard di qualità per chi si occupa del trattamento dei Raee. Questa è una delle richieste emerse dal confronto tra i consorzi europei. «Il riciclo dei Raee è un’operazione delicata», afferma Arienti e aggiunge: «Deve seguire standard di qualità elevati, obbligatori per legge e verificabili». Su questo punto l’Italia risulta molto indietro: «Siamo ancora in attesa di una norma sulla qualità di trattamento, mentre in Francia e in Olanda gli standard sono già obbligatori per legge».

Secondo Ecodom la definizione degli standard e l’esecuzione di controlli sistematici ridurrebbero la presenza di filiere parallele di smaltimento.