Le sfilate della moda uomo appena concluse a Milano e in corso a Parigi, più che i trend per il prossimo autunno-inverno hanno svelato l’accanimento terapeutico di un sistema che si ostina a rappresentare se stesso allo stesso modo da troppi anni. Sia ben inteso, non si tratta né di una crisi di creatività che, invece, sembra avviata verso una nuova fase di eccitazione, né di una crisi economica o industriale che regge molto meglio di altri settori industriali questo periodo di mancata ripresa economica. La crisi che questo inizio 2016 ha evidenziato è la crisi del sistema legato alla stagionalità sia delle collezioni sia della loro rappresentazione attraverso le tradizionali Fashion Week.

 

 

Se da una parte queste sfilate di moda maschile hanno evidenziato un recupero di significati più profondi in aderenza con i fatti del presente, come gli abiti che interpretano la storia per leggere la contemporaneità di Prada o quelli elaborati dalla memoria di Alessandro Michele per Gucci, dall’altra invece mostrano l’ostinazione a rappresentare la moda con quei riti e miti usurati nati a metà del secolo scorso.

 

 

L’unico dato certo che si può trarre da questo appuntamento dell’anno con le sfilate è che il sistema della moda del Novecento è definitivamente finito e che purtroppo non è nato un nuovo modello. Il mercato sempre più globale, che lo stesso sistema ha voluto e incoraggiato, ha fagocitato le scadenze stagionali delle collezioni che devono comunque soddisfare clienti che vivono in climi e perfino in emisferi diversi. È da qui che arriva la caduta verticale dell’interesse delle sfilate stagionali che si svolgono in luoghi e periodi sempre più lontani sia dagli interessi dei mercati sia dalle stessi fonti creative dei designers.

 

 

Infatti, proprio mentre a Milano era evidente il calo di interesse generale per le sfilate sia da parte della stampa sia soprattutto dei buyers, Saint Laurent ha annunciato la cancellazione dello show per la collezione già in calendario a Parigi il 24 gennaio perché Hedi Slimane, il direttore creativo, ha deciso di riunire le collezioni uomo e donna e mostrarle in un grande evento il 10 febbraio al Palladium di Los Angeles, la città in cui vive lui e il suo mondo di riferimento e da dove arriva la new wave artistico-musicale che influenza chi è interessato ai suoi abiti in tutto il mondo.

 

 

I pettegolezzi dicono anche che Slimane stia per lasciare la direzione del marchio e che per questo la sua decisione sia stata più facile. Se siano indiscrezioni o meno si vedrà. Resta il fatto che la strada che Slimane vuole intraprendere avrà la stessa dirompenza di quando, fondando la linea Rive Gauche nel 1966, proprio Yves Saint Laurent mise fine ai riti stabiliti agli inizi del Novecento, portando il prêt-à-porter alla dignità estetica della moda della Haute Couture che lui riteneva usurata. E due anni dopo, a Parigi è scoppiato il Sessantotto. Fatte le dovute proporzioni, è arrivata l’ora che quel sistema nato allora, cioè cinquant’anni fa, abbia il coraggio di cambiare se non vuole soccombere.