Le principali società della Georgia, sotto la spinta dei movimenti dei consumatori e degli attivisti, iniziano a opporsi alla nuova legge statale che limita il diritto di voto, interloquendo direttamente con il governatore Brian Kemp.

Questi interventi delle società sono arrivati dopo un silenzio iniziale ampiamente criticato, non solo in Georgia, e una certa ambivalenza da parte di queste aziende dopo l’approvazione di una legge che discrimina gli elettori neri al punto tale da essere stata definita «una nuova Jim Crow», riferimento al pacchetto di leggi emanate tra il 1877 e il 1964 che di fatto servirono a creare e mantenere la segregazione razziale in tutti i servizi pubblici, istituendo uno status definito di «separati ma uguali» per i neri e i membri di altri gruppi razziali diversi dai bianchi.

I primi ad esporsi sono stati James Quincey, ceo di Coca-Cola, che ha definito la legge «inaccettabile», e il ceo di Delta Air Lines Ed Bastian. Kemp ha reagito alle dichiarazioni di questi giganti aziendali: «Non capiscono appieno la legge».

Che i ceo di Coca Cola e Delta possano non aver capito una legge che ha fatto sobbalzare mezza America appare quanto meno bizzarro. Ai due super manager se ne stanno affiancando altri, inclusi quelli della potentissima industria dello spettacolo che ormai da anni gravità intorno ad Atlanta, diventata una specie di Los Angeles della vista est.

Grazie alla Georgia Entertainment Industries, un programma di incentivi fiscali che fornisce finanziamenti per film e programmi tv girati in Georgia, dal 2008 viene garantita alle produzioni una detrazione fiscale fino al 30%, incentivo sufficiente a convincere i produttori di Hollywood a spostarsi in Georgia. Produzioni come The Hunger Games, Walking Dead e Divergent, tutte girate in questo Stato del sud est Usa, hanno contribuito a rafforzare l’industria cinematografica georgiana.

Ora tutte queste realtà, sotto la spinta dei consumatori, per evitare boicottaggi, minacciano di ritirarsi in Stati più democratici. Il problema di Kemp è serio: lui deve prestare attenzione solo alla sua base, spaventata dal risultato delle ultime elezioni che hanno tolto Trump dalla Casa bianca e portato ben due senatori democratici al Senato della Georgia, ma i ceo di questi gruppi hanno come interlocutori tutti i consumatori statunitensi, in larga maggioranza democratici e contrari a leggi smaccatamente razziste. Quei colossi non possono permettersi di perdere una fetta di consumatori tanto imponente.

Gli esempi non mancano: basta vedere come avevano pagato caro Uber e United Airlines l’essere stati troppo accondiscendi con le politiche di Trump sul MuslimBan. In direzione opposta a quella della Georgia sta invece andando la Virginia: il governatore democratico Ralph Northam ha appena approvato un disegno di legge che mira a eliminare la repressione e le intimidazioni degli elettori tese a scoraggiare l’affluenza alle urne.