«Siete voi che mi avete richiamato…». Chissà se il presidente ieri ha pensato qualcosa del genere, quando ha visto il governo scattare e il parlamento adeguarsi obbediente ai suoi moniti, mai come stavolta chiari ed espliciti. Questo adeguamento si è risolto in una brutta figura per la maggioranza, costretta a cambiare la legge sul sostegno all’agricoltura biologica smentendo se stessa all’ultimo minuto utile. Dopo un giorno di goffi rinvii.

Nell’elezione bis di Sergio Mattarella molti hanno voluto vedere il riscatto del parlamento e non, come a noi è sembrato, la conferma della crisi dei partiti. In ogni caso al primo passaggio del nuovo settennato le camere non brillano per autonomia. La legge sul biologico è uno dei pochissimi provvedimenti nati e cresciuti in parlamento. Il testo originario è stato presentato in una delle prime sedute della legislatura e aveva già fatto due letture quando è tornato alla camera. Prevedeva sempre, dall’inizio, l’equiparazione del biodinamico al biologico. Giusta o sbagliata che fosse: qui non diciamo una parola nel merito.
Nel metodo è accaduto che mentre la camera svolgeva la terza lettura, il premio Nobel Parisi abbia dato voce alle ragioni, contrarie, della scienza. E il presidente Mattarella, presente al convegno, lo abbia rassicurato: «È una questione che sta in parlamento e io notoriamente non posso pronunciarmi. Ma posso ben dire che vi sono alcuni altri passaggi, anche parlamentari anzitutto, che rendono lontana questa ipotesi». Questa previsione, precisissima, allora non fu particolarmente notata nella sua perentorietà, anche perché sembravano quelle le ultime settimane del mandato di Mattarella. Il seguito prova che avevamo torto.

Naturalmente le preoccupazioni sollevate dagli scienziati avevano trovato spazio anche nel dibattito parlamentare, in ogni passaggio non solo al senato per la voce della senatrice a vita Cattaneo. Ma la maggioranza le aveva sempre ignorate. Continuando a ignorarle ancora alla camera, quando lo stesso emendamento del deputato Magi che ieri è stato approvato alla quasi unanimità in aula, era stato respinto all’unanimità e nemmeno discusso in commissione. Poi la moral suasion del Quirinale, esercitata sul governo ma diventata un’ordine tardivo e una retromarcia umiliante per il parlamento. Forse sarebbe stato più trasparente concludere la vicenda con un messaggio motivato alle camere del capo dello Stato e la richiesta di una nuova deliberazione. Ma sicuramente il secondo Mattarella ha un potere di persuasione enorme sul Palazzo che non ha saputo trovargli un’alternativa. Eccola qui la «agenda Mattarella».