Dove si annida oggi l’orrore? Dove abita, prospera e porta avanti i suoi piani, i suoi progetti? Una volta lo si trovava in castelli diroccati, magari a Otranto o in Transilvania. Oppure nel laboratorio di qualche scienziato pazzo, o semplicemente accecato dalla propria hybris. E agiva nell’oscurità, al limite illuminata dalla luna piena, nella brughiera o in boschi tenebrosi.

POI È ARRIVATO nelle metropoli e nelle cittadine modello american dreams, e nei grandi hotel. Si è nascosto nella nebbia, ma ha iniziato ad agire anche in piena luce, impossessandosi di oggetti di uso comune, di un’automobile, dello schermo televisivo. Il mostro può nascondersi in una ragazzina bullizzata o nel tuo fan più sfegatato. Sempre, però, l’opera horror o di fantascienza o il giallo – quei generi a lungo disprezzati e reputati minori – svelavano, consapevolmente o meno, meccanismi reconditi, cambiamenti sociali in atto, rapporti di potere oppure, in alcuni autori, muovevano critiche radicali alla contemporaneità.

Basti rivedere gli scritti di Franco Moretti sul mostro di Frankenstein e il vampiro, quelli di Manchette sul noir o quelli di Valerio Evangelisti sulla paraletteratura – la cosiddetta trilogia di Alphaville – per rendersene conto. Fino a poco tempo fa la critica – sociale, politica, economica – doveva essere rintracciata all’interno dell’opera di genere. Bisognava scavare nel testo, cogliere analogie, simboli, metafore, utilizzare strumenti critici diversi per far emergere il livello di riflessione e le accuse mosse allo stile di vita dominante. Oggi, invece, tale livello è immediato, fa parte dello scheletro stesso dell’opera.

È QUESTO IL CASO di The consultant di Bentley Little uscito di recente per Vallecchi (traduzione di Ariase Barretta, pp. 388, euro 20). Tanto che è sufficiente leggere la dedica all’inizio del libro per capire immediatamente di cosa si tratti: «Alla famiglia Konefsky: Bob, David e soprattutto Natalie, la quale conosce bene gli orrori del mondo lavorativo contemporaneo». Ecco dove oggi abita l’orrore: all’interno del rapporto di produzione, nelle relazioni lavorative, là dove si crea il profitto, nella struttura fondamentale del sistema capitalistico. La trama, seppur ricca di eventi, è, nella sua struttura, molto semplice. A seguito di una mancata fusione, la Compware, azienda produttrice di software, si trova in una situazione molto difficile.

Si rivolge allora a una società di consulenza, la Bfg, per potersi rilanciare sul mercato. Il consulente incaricato è un personaggio, a dir poco inquietante, Regus Patoff che assume il comando dell’azienda. Né l’amministratore delegato, né i dirigenti, né tanto meno il protagonista Craig Horne, per quanto aiutato dalla sua famiglia e dall’amico Phil, riuscirà a contrastare le strane manovre e i perversi disegni di Patoff. Anzi inizieranno a susseguirsi strani eventi, spesso inspiegabili e sempre più violenti, in qualche maniera riconducibili al consulente, che riguarderanno la vita di tutti i lavoratori e le loro famiglie sino a una conclusione apocalittica che sembra richiamare alcuni finali dei primi film di Cronenberg e De Palma.

SCRITTO IN MANIERA abbastanza inconsueta per essere un horror, in quanto la scrittura più che puntare alla suspence, all’inaspettato, sembra mirare a instillare una sorta di sottile disagio, di ansia, volta a creare un’atmosfera innaturale, viscida e malata più che semplicemente terrorizzante, il libro riesce a legare sempre di più a sé il lettore, affascinandolo e respingendolo. Anche perché i comportamenti del consulente nei confronti dei lavoratori e i rapporti che iniziano a instaurarsi tra gli stessi sottoposti, anche se estremizzati, ricordano in maniera sempre più disturbante quelli vigenti in quasi tutti gli ambienti di lavoro attuali.
Dal libro è stata anche tratta una serie, Amazon, con uno splendido Christoph Waltz nele vesti di protagonista. Tale serie, però, è solo ispirata al romanzo e, pur mantenendo l’evento fondamentale (l’arrivo dell’inconsueto consulente), se ne distacca per molti aspetti.