Mentre a Bürgenstock, nel Cantone Lucerna, si concludevano i lavori della conferenza sulla pace in Ucraina, una parte della Svizzera era alle prese con un’emergenza domestica di non poca importanza. Due fogli domenicali, il SonntagsZeitung e Le Matin Dimanche, scrivevano che secondo la compagnia assicurativa Suva ogni anno nella Confederazione Elvetica ci sono cento attacchi di cani ai postini. Vuol dire che appena l’utile portatore di lettere si avvicina alla cassetta della posta, il cane di famiglia, che presumibilmente si muove libero nel giardino di casa, parte all’attacco e morde ai polpacci o alle caviglie l’indifeso postino. Cento aggressioni all’anno vuol dire che in media ce ne sono due a settimana, un numero più alto di quello che si verifica negli studi dei veterinari. Interpellati dai giornalisti, una addestratrice e uno psicologo per animali hanno spiegato che questo avviene perché il cane, sentendo il suo territorio invaso da uno sconosciuto, reagisce con un crescendo di reazioni. La prima volta che vede l’intruso abbaia, ma quando questi si ripresenta il giorno dopo perché, poveretto, è tenuto dalle sue mansioni di consegna, il cane pensa che l’avviso del giorno precedente non sia servito a nulla e quindi passa a maniere più forti.

DALLE STATISTICHE pare che mordano non solo cani addestrati alla difesa, ma anche i minuscoli chihuahua che, in quanto a potenza abbaiatoria e decisionismo difensivo, non hanno nulla da invidiare a un doberman.
Poiché il problema non è nuovo, ed è comune anche agli Usa e alla Gran Bretagna, alcuni anni fa una postina della regione di Baden aveva organizzato di sua iniziativa un corso di cinofilia che aveva riscosso molto successo fra i colleghi. In questi consessi spiegano che un cane morde sempre per un motivo, soprattutto se si sente minacciato. Per non impaurirlo bisognerebbe muoversi lentamente, ma qui si apre un contenzioso fra i tempi rapidi di consegna richiesti ai postini e l’umore del cane. Poi, è fondamentale non guardare mai negli occhi l’animale altrimenti quello si sente sfidato. Terzo, se il cane attacca bisogna stare fermi e magari tenere a portata di mano un biscottino da offrirgli sperando che la gola vinca sul suo istinto di difesa. Infine, mai scappare per la già citata questione che agli occhi del cane si diventa ancor più una preda da inseguire. Forse sarebbe il caso di obbligare anche i proprietari di cani a seguire dei corsi.

IL PROBLEMA, anni fa, era molto più ampio. Gli incidenti sono diminuiti da quando, negli anni ’90, la Commissione Federale Poste ha spostato le buche delle lettere dall’interno al confine delle proprietà, ma se il giardino non ha staccionate e il cane è libero, il postino rischia.
Sebbene non abbia mai fatto la postina, so cosa significa essere morsi da un cane. Non è una bella esperienza. La prima volta avevo due anni e fu colpa non del cane, ma di una zia molto ruvida che teneva il povero animale alla catena. Il carcerato, vedendomi arrivare con una ciotola di cibo in mano, pensò che fossi una minaccia e affondò i suoi canini nella mia coscia. La seconda volta stavo semplicemente pedalando in una strada di campagna. All’improvviso, dal lontano cortile di una casa colonica partì a razzo un bastardino arrabbiatissimo che mi inseguì e io d’istinto feci le due cose che non bisogna fare. Mentre lo fissavo avvicinarsi, cominciai a pedalare ancora più forte e, più pedalavo, più lui correva finché non mi morse un tallone. Smise solo quando uscii dal suo territorio. Da allora, benché i cani mi stiano simpatici, preferisco i gatti.

mariangela.mianiti@gmail.com